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Artisticamente Magazine

“Elettra” diretta da Serena Sinigaglia da Hofmannsthal: la più nera e onirica

“Elettra” diretta da Serena Sinigaglia da Hofmannsthal: la più nera e onirica

Tempo di lettura: 8 minuti

 

L’“ELETTRA” per la regia di Serena Sinigaglia sembra proprio voler lasciare il segno e l’impatto si intuisce già dalle foto di scena. Questo spettacolo chiude la stagione 2024 dell’Estate Teatrale Veronese, un appuntamento sempre molto valido, anche per qualità e varietà dell’offerta.

Elettra: scheda

Serena Sinigaglia affronta Elettra di Hofmannsthal coinvolgendo due straordinarie interpreti come Federica Rosellini nel ruolo del titolo e Arianna Scommagna in quello di Clitennestra. In Eschilo la figura di Elettra è marginale eppure essa ha ispirato, più di Antigone e di Edipo, un susseguirsi di rivisitazioni e riscritture. Abbiamo l’Elettra di Sofocle, quella di Euripide, quella della Yourcenar, insomma questa figura, appena tracciata da Eschilo, irrompe da protagonista nella storia successiva, fino a ispirare persino Freud che attribuisce ad Elettra il complesso che per sempre porterà il suo nome. A differenza di Eschilo la straordinaria intuizione del poeta austriaco è quella di far morire Elettra, fatto che né il mito né le successive riscritture prevedono. La vendetta distrugge chi la cova, al punto che, anche una volta compiuta, non vi è alcuna soddisfazione ma solo spossatezza, vuoto, morte. Il rapporto che Elettra ha con il padre assassinato è morboso, delirante, violento, in fondo inutile. Sì, perché, se per vendicarti, non vivi, che senso ha? L’altro aspetto rilevante della visione di Hofmannsthal è la presenza di una sorta di coro della servitù che commenta e patteggia chi per Elettra, chi per Clitennestra. E qui si erge la figura straordinaria di Clitennestra. Storicamente una donna che ha osato scegliere di autodeterminarsi, fino al punto di commettere l’omicidio. Per il poeta una donna corrosa dai sensi di colpa, che vorrebbe dimenticare, che pensa che sarebbe suo diritto dimenticare, ma che non ci riesce perché vede riflesso nei sogni e nel bagliore degli occhi della figlia il peso dell’azione compiuta.

Elettra Serena Sinigaglia
Ph Serena Serrani

Elettra: punto stampa

La regista Serena Sinigaglia

«Questo spettacolo nasce da una richiesta del Teatro Stabile del Veneto, (con la direzione artistica di Filippo Dini) che desiderava celebrare i cento anni della Duse ripescando un testo importantissimo dei primi del ’900 di Von Hofmannsthal, che scrisse proprio per lei, ma, beffa del destino, la Duse non lo interpretò mai. Di fronte a questo testo ho deciso di fare un’operazione di adattamento nella speranza che il tradimento garantisse in verità una maggiore restituzione delle tensioni e del senso dell’operazione che von Hofmannsthal aveva compiuto. Credo che nel passaggio dal testo scritto alla rappresentazione, la drammaturgia abbia bisogno di vivere dei respiri e dei movimenti dello spirito storico in cui poi viene messo in scena e che ci sia sempre un passaggio di adattamento.
Con Angela  Demattè (con cui ha curato l’adattamento, nda) ci siamo mosse in tre direzioni importantissime: la prima è stata quella di aprire sulla scena centrale del testo che è lo scontro titanico tra figlia e madre, tra Elettra e Clitennestra tendenzialmente cercando di restituire le giustificazioni alla madre, le ragioni che probabilmente von Hofmannsthal dava per assunte per la platea di allora, ma che, ahimè, oggi io ritengo vadano ribadite. L’altra operazione è consistita nel lavorare su rendere ancora più corale la presenza della servitù intorno che mormora, agisce, che crea e determina quell’ambiente di violenza e tensione nel quale siamo immersi. La terza: rendere un personaggio fondamentale – von Hofmannsthal lo accenna. È un personaggio che fa da ponte nello spettacolo tra ciò che accade in quella casa e noi pubblico che la guardiamo; è il portatore del mito, ci racconta, infatti, le premesse e l’epilogo del mito. Naturalmente tutto questo ha come fonte l’“Orestea” di Eschilo, Aldo Ottobrin interpreta sostanzialmente un uomo, che da sempre serve la casa degli Atridi perciò conosce il passato e morirà in qualche modo con la consapevolezza del futuro, cioè dopo l’assassinio di Clitennestra e di Egisto, cosa succeda a Oreste.

Elettra Serena Sinigaglia
Ph Serena Serrani

Il punto essenziale che mi ha colpito ed emozionato intellettualmente e non solo è stato, in realtà, il finale di “Eumenidi”. Sono partita da Eschilo per comprendere l’interpretazione che von Hofmannsthal ne ha dato. Eschilo risolve il problema dell’assassinio di Clitennestra da parte di Oreste e la decisione di Atena di fondare un sistema di giustizia e dire da adesso in poi gli uomini avranno una legge che reggerà gli equilibri della società presente e avvenire, che si fonda sulla legge fondamentalmente del padre. Atena afferma testualmente: tutta del padre io sono, quindi l’assassinio che Oreste ha compiuto non è rilevante per me ed è la giusta punizione per Clitennestra che altrimenti avrebbe portato caos, come? Contrapponendo una società matriarcale caotica a una società, invece, patriarcale ordinata secondo quello che poi è andato avanti nei secoli e si è addirittura stigmatizzato in una teoria economica come il capitalismo, che effettivamente tiene in equilibrio. Quando si crea il disequilibrio si verifica la guerra, che va avanti finché qualcuno la vince, rivelandosi il più forte e si ristabilisce quell’equilibrio. Chi più ha più comanda: questo mi ha turbato moltissimo. Così ho scoperto perché intorno alla figura di Elettra, che fondamentalmente è marginale all’origine (in Eschilo non è un personaggio determinante) eppure così tanti autori si sono cimentati nel tentativo di riscriverlo fino a “Elettra o la Caduta delle Maschere” di Marguerite Yourcenar per intenderci.
Perché? Proprio per le ragioni che spiegavo prima, perché va al cuore dell’analisi politica e tutto è politica, da cui derivano tutti i comportamenti, anche quelli privati. Di conseguenza si arriva fino a toccare il rapporto tra i generi, ma ancora prima è proprio una questione del principio maschile, che ha avuto voce e narrazione, ha avuto letteratura e ha avuto militari. Il principio femminile è stato mangiato da quelle frasi di Atena di Eschilo nel V secolo a.C. e quindi anche tutte le contraddizioni, tutti i guai che viviamo oggi, tutto il disorientamento viene sollecitato con questi temi».

LA SCENOGRAFIA

«Dal punto di vista della scenografia, il Novecento è un momento storico straordinario anche sul piano culturale, arrivano Freud, le prime grandi teorie sull’inconscio e quindi gli artisti decidono di non rappresentare più ciò che i nostri occhi vedono, ma ciò che i nostri occhi non vedono, ma che percepiscono. Si sviluppa l’espressionismo, che ha rappresentato una grande rivoluzione, perché se prima c’era quasi l’esaltazione della descrizione della realtà, è stata la grande corrente che invece ha fatto irrompere l’estetica dell’anima e dell’inconscio.

Elettra Serena Sinigaglia
Credit Estate Teatrale Veronese

L’artista assume un ruolo anche di punto di vista importantissimo. In quest’ottica ho voluto chiedere alla scenografa Maria Spazi di cristallizzare l’ossessione di Elettra. C’è una battuta significativa che l’Elettra di von Hofmannsthal dice: sei entrata in quel bagno e ti ho vista uscire e tu non eri più tu. Elettra è cresciuta, ma resta dentro nel nodo e nello shock di una bambina che ha visto il padre essere sgozzato fondamentalmente dalla madre. Questa bambina ha perso sia il padre che la madre che si è trasfigurata in un demone ai suoi occhi e allora noi siamo nella pancia, nelle vene, nell’ossessione di Elettra che è ferma, bloccata in quel bagno che è diventato nella sua anima una colata ossessiva, un incubo dal quale non ci si può liberare e, infatti, finisce decisamente tragicamente».

La testimonianza di Federica Rosellini nei panni di Elettra

«Per me è stato un viaggio bellissimo e importante affrontare questa Elettra di Hofmannsthal, che, forse, è la più nera e la più onirica fra le Elettre e credo che sia particolarmente importante, ancor più tenendo conto del periodo storico in cui Hofmannsthal scrive, anni in cui si stavano addensando delle nubi di tempesta sull’Europa e sul mondo. Sembra che quasi il vapore di questo bagno di cui lui parla fosse intriso del sangue di quella battaglia che sarebbe arrivata ed è un momento storico in cui l’onirico, l’inconscio ottiene un’importanza nuova e inedita per il periodo. È stato importante cercare insieme a Serena e ai miei meravigliosi colleghi che cosa fosse nel presente questa Elettra. In un presente in cui sappiamo bene cosa sia la guerra e che cosa siano i mali di un sistema patriarcale e che le donne stesse sono state abituate a succhiare con il latte materno. Rapportarmi con Elettra è significato lavorare su un personaggio apparentemente monolitico nella sua rabbia e nella sua violenza, ma l’aspetto più importante è stato anche trovarne una fragilità, una rottura, un trauma.

Elettra Serena Sinigaglia
Ph Serena Serrani

Con Serena abbiamo lavorato su questa creatura che ha quasi una postura canide in questa sua ossessione per questo ricordo che ritorna. Essenziale in tal senso anche il lavoro sul corpo che ha qualcosa di Sciller, di Kokoschka, qualcosa del cinema mutuo di quegli anni, quindi un corpo spezzato, un corpo incapace di rialzarsi e anche di sostenere una vita che non sia dentro l’ossessione. Questo tipo di creatura in sé porta anche il fantasma di questo padre come se lo incarnasse, come se lo presentificasse agli occhi della madre e anche del pubblico».

La testimonianza di Arianna Scommegna nel ruolo di Clitennestra

«Abbiamo lavorato sulla relazione con la figlia, dentro questo mondo di fantasmi che circonda la mente di Elettra. Clitennestra rivendica il suo atto e che l’abbia fatto per una ragione – e non si tratta solo di violenza. Il contrasto con la figlia è fondamentale perché Hoffmansthal vuole restituire nella figura di Clitennestra le ragioni di quel delitto e quindi rendere ancora più forte l’ossessione della figlia che non può comprendere il dolore, che lei stessa si porta dentro attraverso queste ombre, questi serpenti nel cervello che non la fanno dormire. Non è tanto il senso di colpa di quello che lei ha fatto perché lei sa di avere avuto delle motivazioni fondamentali: il padre l’ha stuprata, l’ha portata via dalla sua terra, le ha ammazzato la sua prima figlia, lei è cresciuta nella distruzione della sua anima e quindi la sua azione è stata un’emancipazione che le ha dato la possibilità di affermare la propria identità, però allo stesso tempo continua a essere nel suo cervello. Per quanta ragione tu possa avere, hai ucciso e quindi lei dentro di sé ha questa ombra ha questa ombra, amplificata dalla figura del figlio che arriverà come una premonizione a vendicare il padre. Si è lavorato nel costruire questa sofferenza, che non è solo rabbiosa, ma rivendica il suo dolore, la sua storia e allo stesso tempo chiede quasi alla figlia di essere compresa, ma la figlia non ce la fa».

Elettra Serena Sinigaglia
Credit Estate Teatrale Veronese

La testimonianza di Aldo Ottobrino, con un duplice ruolo

«Interpreto il vecchio servo ed Egisto che arriva alla fine. Serena, insieme alla Demattè, operando sul testo hanno ampliato questa parte: il vecchio servo ha assistito a tutte le vicende di questa casa e fa un po’ da collante per gli spettatori. Non è un narratore vero e proprio perché tutto quello che racconta è vissuto in prima persona, è come se fosse un testimone oculare di quello che è accaduto, che sta accadendo e di ciò che accadrà. La grande difficoltà è stata quella di raccontare, ma entra in campo l’emozione per cui fa fatica, alcune cose non le vorrebbe dire, ma essendo un testimone è ‘costretto’ a raccontare».

Elettra Serena Sinigaglia
Ph Serena Serrani

“Elettra”: il cast

Oltre ai già citati, completano la compagnia Giulia Briata, Cosimo Grilli, Elena Antonello, Emilia Piz, Arianna Verzeletti.

“Elettra” diretta da Serena Sinigaglia: tournée

Lo spettacolo è in programma 15 e 16 ottobre al Teatro Olimpico di Vicenza15 e 16 ottobre al Teatro Olimpico di Vicenza all’interno del 77° Ciclo di Spettacoli Classici, con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli.

 

Ph cover: Serena Serrani

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