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Artisticamente Magazine

Euridice Axen: «A noi artisti piacerebbe essere considerati dei lavoratori»

Euridice Axen: «A noi artisti piacerebbe essere considerati dei lavoratori»

Tempo di lettura: 7 minuti

 

EURIDICE AXEN trasmette solarità sin dal tono della voce, subito dopo arriva il modo di porsi, coerente a questa sua caratteristica. Abbiamo avuto modo di incontrarla alla IV edizione del “Pop Corn Festival del Corto” a Porto Santo Stefano, dov’è stata chiamata in qualità di membro della giuria. Siamo partiti nella nostra conversazione proprio da questo ruolo, ragionando sulle qualità di un corto per poi passare senza soluzione di continuità al teatro fino a parlare di emozioni e a un ricordo della Carrà – giurata e ospite d’onore della kermesse, legata a quel territorio e al suo pubblico. Noi spettatori, compresi coloro che non hanno avuto modo di conoscerla dal vivo, porteremo sempre la sua immagine di personalità carismatica come lo sono poche ormai.

Euridice Axen: il Pop Corn Festival e il cortometraggio


D:
Aveva già partecipato, nel 2013, come giurata al “Festival della Memoria” che si svolgeva a Bracciano, com’è cambiato il suo sguardo nei confronti della produzione breve?

«Nei corti presentati al festival ho colto una grandissima professionalità, ce ne sono alcuni che sono stati già premiati, ad esempio col David di Donatello, o hanno una macchina produttiva importante; però anche in quelli realizzati con dei mezzi ‘inferiori’ si coglie appunto la grande professionalità. Sicuramente in questi anni ci si è abituati al mezzo (pensando anche ai social), si è sviluppata una familiarità con la macchina da presa che prima avevano solo le persone del settore. Unendo l’elemento fondamentale per cui chi ha presentato dei corti studia per realizzarli a una quotidianità in cui osserviamo continuamente video, si nota una certa dimestichezza nell’essere a proprio agio con il mezzo, al di là del prodotto stesso».

D: Lo ha avvertito anche prendendo parte come interprete?

«Ne ho girato uno ultimamente e ne parlerò non appena uscirà. Quello che avverto io è che ormai è una comunicazione familiare un po’ a tutti, poi c’è chi alza l’asticella anche perché ha più esperienza alle spalle e chi è al suo primo lavoro».

D: All’interno di questa selezione, c’è qualche corto che l’ha colpita particolarmente?

«Ho avuto i miei favoriti già a una prima visione, però posso dire che non ce n’è stato uno che non mi sia piaciuto per cui la scelta non è stata semplice. Poi si viene condotti anche in base a quello che ti risuona o ti trasmette delle cose che acquisiscono un significato personale per ragioni insondabili».

D: Qual è l’elemento che non deve mancare all’interno della produzione breve sia dal punto di vista di giurata che da quello di interprete per cui poi sceglie di aderire al progetto?

«Sicuramente ci deve essere una storia che sia interessante, ovviamente possono lasciare il segno una bella fotografia, un’interpretazione intensa o una regia che spicca; ma se non c’è una storia che tiene incollato in quei 5’-15’ è insaldabile. Come gusto personale, possibilmente, se arriva un colpo di scena o quella chiusa che uno non si aspetta, lo apprezzo molto».

D: Euridice, sente una responsabilità particolare in qualità di giurata?

«Assolutamente. Ho guardato i corti con un’estrema attenzione, se un motivo esterno – come può essere una telefonata – mi distraeva ricominciavo dall’inizio. Ritengo che se ti ‘danno in mano’ un lavoro a cui tengono tantissimo, non si può giudicare con superficialità perché ne va del futuro di questi corti e quindi ti prendi la responsabilità della passione e del mestiere di qualcuno. Bisogna arrivare al confronto con gli altri membri della giuria con la consapevolezza di aver visto tutti i cortometraggi con parsimonia».

Euridice Axen intervista Pop Corn Festival

La libertà


D:
Il tema di quest’anno è ‘Libertà, forme e colori degli esseri umani’, cosa le suggerisce istintivamente?

«D’impatto mi viene in mente la libertà in tutti i sensi, anche la non discriminazione nei confronti di nessuno, la possibilità di vivere l’amore in maniera felice per tutti. I colori mi fanno pensare all’arcobaleno».

D: In questo momento della sua vita e del suo percorso professionale, si sente più libera come donna o come artista?

«In questo periodo mi sento molto libera e allo stesso modo poiché un aspetto influisce sull’altro; non si possono suddividere. La libertà abbraccia un po’ tutto oppure, se manca, preclude tutto».

Il rapporto con il Campania Teatro Festival


D:
Nel corso della nostra precedente intervista si era definita ‘sognatrice e curiosa’ e avevamo accennato al desiderio di voler tornare a calcare il palcoscenico. Quest’estate per il Campania Teatro Festival ha realizzato “Agata e la Regina” all’interno del ciclo “Il Sogno Reale” riferito ai Borboni di Napoli, ce ne può parlare?

Euridice Axen Agata e la Regina
Ph Giusva Cennamo – Ag Cubo

«È una collaborazione che è nata col Napoli Teatro Festival divenuto nel 2021 Campania Teatro Festival e ad alcuni attori è stato affidato un testo scritto da un giornalista o da uno scrittore. A me è capitato questo testo bellissimo di Pier Luigi Razzano, in cui si racconta la storia di questa ragazza che si imbatteva nella regina Maria Cristina di Savoia. Da lì nascono una grandissima amicizia e un feeling, purtroppo interrotti dalla prematura scomparsa della regina a soli ventiquattro anni per parto. Ci si trova di fronte a una storia tragica, ma anche di scoperta, in quanto lei era una regina per il popolo: ad esempio ha abolito la pena di morte e ha fatto restituire tutti gli oggetti impegnati al Monte di Pietà. È stata una lettura molto toccante che riprenderemo (già un primo appuntamento è stato fissato per domenica 19 settembre alle h 17 a Palazzo Merulana nell’ambito del Festival della Letteratura di Viaggio XII edizione, nda)».

Euridice Axen Agata e la Regina
Ph Giusva Cennamo – Ag Cubo

D: Nel 2020, sempre prodotto da loro, aveva debuttato con “Settimo Senso”

«Il prima possibile cercheremo di riprenderlo; attualmente c’è un po’ di ‘coda’ in quanto i teatri devono riprogrammare quegli spettacoli precedentemente in cartellone e sospesi a causa della chiusura, ma ci sono tutte le intenzioni e la voglia di portarlo in tournée (c’è una data e le auguriamo che avvenga, il 13/11/2021 al Teatro Mancini di Narni, nda)».

Euridice Axen Settimo Senso
Ph Tommaso Le Pera

D: Cosa si porta di quello spettacolo?

«In primis il rapporto con la regista Nadia Baldi, con cui c’è stato sempre uno scambio interessante, una grandissima apertura ed eravamo in sintonia su tutto e auguro a chiunque di potersi confrontare con un impegno del genere. Ovviamente mi porto la figura di Moana: mi ha sempre colpito questa divaricazione tra il mestiere che faceva e quello che traspariva in ogni intervista in quanto si comprendeva che dietro ci fosse una persona completamente diversa – con ciò non sto giudicando il lavoro. È interessante qualcosa che non riesci a decifrare».

Euridice Axen Settimo Senso
E. Axen con la regista Nadia Baldi – Ph Salvatore Pastore

Le emozioni e il lavoro attoriale


D:
Gli attori lavorano sulle emozioni proprie e del personaggio con cui devono farci i conti e le devono restituire. Qual è l’emozione più difficile con cui si è rapportata e quella che, invece, è sgorgata più facilmente?

«Direi che le emozioni più difficili da provare sono l’odio non giustificato, il macabro anche perché non hai nulla a cui attingere; quelle più ‘semplici’, almeno per quanto mi riguarda, sono la gioia, la risata, la felicità. Sono talmente solare che tutto ciò che è connesso alla sorpresa e a questi aspetti della vita riesco ad accederci più facilmente».

Temi del Pop Corn Festival e incontro con Raffaella Carrà


D:
Nell’edizione del 2019 del Pop Corn Festival era stata posta una domanda a Raffaella Carrà collegata al tema “Vita: il valore di una scelta”. Pensando a questo anno e mezzo che abbiamo trascorso, da artista si è sentita tutelata?

«Dipende da cosa si intende per tutela. Noi artisti ci stiamo battendo e ancora lo facciamo per far valere i nostri diritti e per far comprendere che il nostro è un mestiere – troppo spesso, invece, viene inteso come un hobby o che lo facciamo in quanto accecati dal narcisismo per cui dobbiamo quasi pagare il fatto di essere artisti. Bisogna ancora impegnarsi nel far capire che la nostra è una professione con cui ci paghiamo da vivere».

D: Rilanciando parte della risposta data dalla Carrà: «Credo che molto nelle nostre vite sia già scritto così come il cammino che intraprenderemo», cosa ne pensa Euridice?

«Assolutamente. Io non ritengo che sia tutto scritto, ma che quando esprimi un desiderio realizzabile, nel senso in linea con ciò che si sta facendo, molto probabilmente si verifica… e poi lasciare che le cose accadano senza giudicarle. A un certo punto devi lasciar fare».

Pop Corn Festival del Corto 2019
Raffaella Carrà al Pop Corn Festival del Coto nel 2019

D: Euridice ha avuto modo di incontrarla?

«Ho avuto modo di conoscerla qualche anno fa, anche se mi viene di parlare ancora al presente [si avverte il trasporto con cui risponde], e aveva questa patina tra lei e il mondo, un filtro non nell’accezione negativa di maschera o che rendesse falso ciò che diceva, ma al contrario: mi dava l’impressione che lei facesse emergere solo cose positive. In virtù della grande cura che aveva verso le persone filtrava solo gli aspetti belli da sentire e vedere e questo lo trovo di un’estrema professionalità. Ho percepito questo mentre cenavamo insieme, come se riflettesse sempre prima di esprimere un pensiero o se fosse la domanda giusta da fare nel rispetto dell’altro per cui una grande sensibilità, che non è da tutti».

D: C’è una riflessione che tiene a condividere in questo momento difficile, sul piano culturale e dello spettacolo, ma non solo?

«Come detto prima, a noi artisti piacerebbe essere considerati dei lavoratori. In generale posso solo dire a tutti di tenere duro».

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