“Il fu Mattia Pascal” nella ‘versione’ di Giorgio Marchesi: al San Babila di Milano
“IL FU MATTIA PASCAL” di Luigi Pirandello uscì a puntate nel 1904, proprio come si usava a quei tempi, sulla rivista Nuova Antologia (l’edizione definitiva è uscita nel 1921 all’interno di “Novelle per un anno” con una revisione del testo e dall’aggiunta dell’appendice polemica in risposta alle critiche subite dal vecchio romanzo e dalla recente messa in scena dei “Sei personaggi in cerca d’autore”). Come spesso è accaduto con l’autore siciliano in questione, ciò che narrava era talmente avanti rispetto al periodo da sconcertare la critica e non solo. Il vero potenziale artistico di questo romanzo fu colto solo dopo la I Guerra Mondiale. Giorgio Marchesi e Simonetta Solder curano la regia di questa versione teatrale in cui l’attore, accompagnato dalle musiche dal vivo di Raffaele Toninelli (anche compositore), vuole aprire uno scorcio su un’idea desueta, spesso anche frettolosa derivante da reminiscenze scolastiche, e andare a fondo delle vicende di Mattia Pascal cavalcando il registro messo in campo da Pirandello stesso.
Il fu Mattia Pascal: note di Giorgio Marchesi
«Posso dire che da allora ho fatto il gusto a ridere di tutte le mie sciagure e di ogni mio tormento». Leggendo queste parole che Pirandello stesso fa dire al suo protagonista, da subito abbiamo pensato (si riferisce a lui e alla Solder, nda) di raccontare le vicende di Mattia Pascal sottolineando l’ironia presente nel testo, sperimentando un linguaggio che potesse essere accessibile a tutti, anche e soprattutto alle nuove generazioni, affinché la ‘pesantezza’ che spesso viene erroneamente associata ad alcuni capolavori letterari possa essere smentita da un racconto energico e divertito di un caso davvero strano». Insieme a Raffaele Toninelli e alla sua creatività musicale, abbiamo cercato di dare vita a un’atmosfera non realistica; non abbiamo ambientato il testo precisamente negli anni ’30, ma lo abbiamo traslato e trascinato lungo il ‘900 per assecondarne la contemporaneità dei temi trattati: il rapporto con la propria identità, prima di tutto, dato che i tanti ‘profili’ di cui ormai ci serviamo quotidianamente per comunicare sui social ne sono l’estremizzazione. Ma anche la rinascita, dopo lo sconvolgimento delle nostre vite negli ultimi due anni.
«Mi trasformerò con paziente studio sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due volte, ma di essere stato due uomini diversi».
Pascal sembra chiedere quindi non solo un’altra possibilità, come spesso sogniamo tutti, magari di ricominciare da capo o di correggere gli errori del passato. Vuole proprio abitare un’altra persona, nuova, diversa, sconosciuta. Da queste due frasi, da questi due spunti è nata l’idea di raccontare la storia di Mattia Pascal e Adriano Meis con libertà e ironia, non prendendolo troppo sul serio, o meglio, permettendoci di giocare con lui, pur lasciando intatto lo stile e il linguaggio originali. Perché un testo, anche se un classico, rimane un pretesto per comunicare col pubblico. E visto il periodo… meglio farlo con leggerezza.
Ph Tiziano Ionta
Riassumendo
“Il fu Mattia Pascal” presso il Teatro San Babila di Milano
DURATA: 70’
DATE E ORARI: sabato 4 h 15 e h 20; domenica 5 h 15
PREZZI: posto unico 31€