Ginesio Fest 2021: la giornata conclusiva
Non vogliamo tracciare un bilancio perché l’esperienza di un festival è talmente personale che scegliere di parlare di qualcosa, tralasciandone un’altra ci farebbe sentire quasi in colpa. Senza dubbio è stata una full immersion nell’arte dell’attore e – concedetemi di tornare per un attimo a scrivere in prima persona – l’averlo vissuto così da ‘dietro le quinte’ e a contatto con chi lo ha ideato, organizzato e animato è stato un dono. Sicuramente un’occasione di incontro e scoperta rispetto a questo borgo, che, un tempo, aveva ben 100 chiese e, oggi, ha bisogno e dimostra una grandissima volontà di risollevarsi e vivere.
Masterclass “La cultura rigenera San Ginesio”
Nell’ottica di rilancio e di riappropriazione del proprio territorio dopo il sisma del 2016, non si poteva che concludere con interventi delle istituzioni, a partire dal sindaco Giuliano Ciabocco, passando per la relazione “I nuovi strumenti per la ricostruzione della città antifragile” a cura del prof. Roberto Mascarucci (docente di Urbanistica presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara). Sono stati esposti degli esempi di interventi e le conclusioni sono state affidate al Commissario straordinario di Governo alla Ricostruzione Giovanni Legnini e all’Assessore Regionale alla Ricostruzione Guido Castelli.
«Dacci qualcosa che è rimasto perfettamente intatto, un simbolo attorno al quale costruire un’idea di narrazione», ha raccontato con emozione e trasporto Francesca Merloni nel ricordare la richiesta fatta al sindaco in carica Mario Scagnetti e questi le indicò una statua rimasta integra in comune. Si è trovata di fronte la copia di Amore e Psiche, con le macerie accanto: «per me è stato un messaggio potentissimo perché è l’amore che si è salvato da quella distruzione. Attorno a questo abbiamo costruito tutto il nostro movimento. Il mio grande desiderio è che San Ginesio sia la stella polare di piccoli borghi dell’Appennino che rinascono […] Siamo all’interno di una mutazione, veniamo da un periodo difficile, abbiamo visto le città sgretolarsi dall’interno, dobbiamo capire quello che il mondo ci sta dicendo, ascoltando quello che ci viene detto dalla storia dei luoghi».
Cerimonia di consegna della seconda edizione del Premio San Ginesio “All’Arte dell’Attore” a cura di Giampiero Solari
A introdurre tutte le serate, anche durante i ‘piani b’ per il freddo, c’è sempre stato il sorriso accogliente di Carolina Di Domenico, la quale ha dato il via alla serata conclusiva con la leggerezza di una professionista, conscia che alcuni momenti potrebbero risultare meno entusiasmanti, invece, dai saluti istituzioni a quelli della direttrice generale Isabella Petrucci e della co-direttrice artistica Milena Mancini, passando per il giusto tributo a Vera Vaiano e al suo staff per i laboratori per bambini e adolescenti si è arrivati, in uno schiocco di dita, alla premiazione dei due attori. La giuria, presieduta da Remo Girone e composta da Rodolfo Di Giammarco, Lucia Mascino, Francesca Merloni e Giampiero Solari ha decretato per il 2021 Carolina Rosi e Michele Di Mauro quali attori che hanno dedicato la propria vita all’arte.
CAROLINA ROSI
«Figlia d’arte, e lei stessa protagonista d’una famiglia d’arte, battezzata da Luca Ronconi e definitivamente accolta e valorizzata nel mondo della scena da Luca De Filippo, Carolina Rosi è un’attrice di tempra e di sempre più maturo connotato drammatico e assolve, dal 2015, allo strenuo compito di dirigere una compagnia storica come quella creata da Luca, discendente dall’esempio e dal repertorio di Eduardo. Oltre a questa rara responsabilità, l’odierno riconoscimento va alla vocazione umana da lei manifestata negli ultimi ruoli assunti in “Questi fantasmi” allestito da Marco Tullio Giordana e in “Ditegli sempre di sì” diretto da Roberto Andò».
MICHELE DI MAURO
«Sono anni, che un attore laborioso, anomalo, duttile, spietato, paradossale e già solo fisicamente assertivo come Michele Di Mauro meritava una forte attenzione. Il Premio gli esprime una gratitudine nazionale per aver dato lettura contemporanea, in sintonia con le regie di Valerio Binasco, a personaggi di Goldoni e Jon Fosse, di Shakespeare e Brian Friel, di Euripide e Ionesco. E non si può non elogiarlo pubblicamente per i cinque suoi ruoli distinti da identica frugalità nel dramma “Niente di me” del norvegese Arne Lygre, lì diretto da Jacopo Gassmann. Ricordando anche la sua vocazione multidisciplinare fra teatro e linguaggi video della scena».
Entrambi, a seconda delle proprie attitudini e del background di provenienza, hanno regalato un momento interpretativo che assecondasse le corde a loro più congeniali.
Lei, ha stupito affettuosamente, nel dedicare il premio a se stessa perché «è dal 2015 che cerco di proteggere strenuamente la memoria di mio padre, di mio marito, di Eduardo, di una compagnia. Ho passato sei anni inesorabili carichi di tensione artistica, emotiva e di dolore, realizzando un film che trattava dei temi dell’Italia attraverso i film di papà […] porto avanti una delle compagnie di maggior successo in Italia cercando di ricordare un repertorio. […] Ringrazio il mio passato, ma penso di meritarmi un po’ di gloria personale».
Lui «dato che festeggiamo la figura meravigliosa dell’uomo che diventa attore» lo ha voluto dedicare «a un attore con cui ho avuto il piacere di lavorare qualche anno fa e che non c’è più… straordinario in teatro e al cinema, ma soprattutto una persona generosa, buona, onesta, un compagno perfetto: Ennio Fantastichini».
Non possiamo dimenticare una chicca offerta dal maestro Francesco Taranto, il quale ha suonato un proprio brano su uno strumento antico. A seguire è salito sul palco il maestro Maggi per mostrare la fidula, che richiama lo strumento ad arco impugnato da San Ginesio nell’affresco di Giacomo da Recanati.
Performance “Di sogni e di volo” a cura di ResExtensa
Non si poteva concludere in modo migliore, con «San Ginesio che ci ha protetto da lassù» facendo sì che non piovesse e si potesse realizzare tutto ciò nella piazza Alberico Gentili, compresa la chiusa con la performance aerea e sognante della compagnia ResExtensa, in cui l’arte umana vola con alle spalle quella architettonica con ancora le impalcature di messa in sicurezza, eppure, dopo l’intensità di questi giorni, un barlume di speranza c’è di veder tornare sempre più le persone nelle abitazioni, che il teatro possa riaprire le proprie porte, poter camminare lungo le strade senza più ponteggi di messa in sicurezza e ritrovarsi nel BORGO DEGLI ATTORI.
Ph cover di Michele Lonetti