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Artisticamente Magazine

I nuovi interpreti under30 della DO Cinema di Daniele Orazi

I nuovi interpreti under30 della DO Cinema di Daniele Orazi

Tempo di lettura: 6 minuti

 

Quanto è difficile costruire il percorso di un interprete? Come si supera il pensiero della precarietà di questa professione per mettercela tutta in uno showcase che potrebbe aprirti le porte del lavoro tanto sognato? Si fa ancora attività di scouting?
Daniele Orazi con la sua agenzia ha provato a dare una sua risposta, forse sarebbe meglio dire a formare un nuovo gruppo di talenti con cui crescere insieme.

I nuovi volti della DO Cinema di Daniele Orazi

«Lunedì 21 febbraio presso lo spazio poliedrico “Industrie Fluviali”di Roma, sono stati presentati in anteprima ai casting director del settore audiovisivo, i nuovi talenti della DO Cinema, la talents factory di Daniele Orazi, il manager degli artisti il cui lavoro è da sempre caratterizzato da un attento scouting rivolto ai più giovani.
Hanno partecipato all’evento promosso dall’agenzia anche il regista Paolo Genovese in qualità di mentore dei giovani talents e la star americana Giacomo Gianniotti; l’attore si è confrontato con i nuovi talenti sul cinema americano.
I nuovi interpreti under 30, la cui età va dai 19 ai 29 anni, sono stati selezionati al termine del DO Tour Casting, che ha avuto luogo nelle maggiori città italiane da novembre a febbraio. Più di 1000 le candidature ricevute, oltre 300 gli attori visionati nel corso delle tappe che hanno toccato rispettivamente Torino, Milano, Roma, Firenze e Napoli.

Gli interpreti under30 DO Cinema

Gli attori che andranno a comporre il nuovo vivaio della DO Cinema sono 24: Gaia Altucci, Maria Anolfo, Vincenzo Antonucci, Matteo Bassi, Adele Cammarata, Giulio Cavazzini, Federica Cinque, Domenico De Meo, Leo Ferrari, Ian Gualdani, Cesare Hary, Anna Iodice, Nutsa Khubulava, Pietro Lancello, Davide Lenoci, Jacopo Demetrio Massara, Chiara Merulla, Simone Poccia, Paolo Rovere, Alice Sellan, Sarah Short, Giacomo Toccaceli, Leonardo Venturi e Yile Vianello.

Le scelte di Daniele Orazi e del suo team rappresentano un significativo riconoscimento al talento non ordinario, alla motivazione e alla diversità come ricchezza e come opportunità di crescita. I nuovi rappresentati provengono infatti dalle migliori scuole e accademie di formazione artistica europee, tutte diverse per formazione e approccio allo studio.
Nel corso della presentazione all’industria è stata inoltre annunciata la nuova e importante iniziativa dell’agenzia che vede coinvolti proprio i nuovi attori della DO Consulting & Production: si tratta della We DO” powered by DO Cinema, la nuova sezione della talents factory destinata proprio ai talenti emergenti, che sarà coordinata da un team altrettanto giovane e dinamico formato da Vittoria Spaccapietra, Martina Piraino e Dante Perrel» (dalla nota ufficiale).

Nel corso della XXI edizione del Noir in Festival, svoltosi a Milano, avevamo avuto modo di confrontarci proprio con l’agente, il quale ha presentato la pubblicazione “Generazione DO 2020 – 2021” (realizzata grazie al sostegno di Pigna) e ha tenuto i provini milanesi proprio in quei giorni.

I nuovi interpreti under30 DO Cinema: intervista a Daniele Orazi


D:
Come mai l’iniziativa di provinare in alcune città del nostro Stivale, dove giustamente potevano confluire anche da altre zone?

«Nasce tutto dalle centinaia di richieste di email che riceviamo quotidianamente e così abbiamo pensato a un modo per accontentare tutti: col mio team abbiamo effettuato uno screening alla fonte. Successivamente, durante questi provini, abbiamo visionato lo showcase (durata di 5’), dove ciascuno di loro si presentava e poi liberamente sceglieva se presentare un pezzo comico o drammatico o anche se in italiano, in inglese o in dialetto. Insieme al mio gruppo di lavoro, a volte c’era anche una guest, ad esempio Silvia D’Amico nei giorni milanesi».

D: Come si fa a valutare in cinque minuti di cronometro?

«Il talento è la base di partenza, a cui si deve aggiungere una formazione di un determinato livello, ma quest’ultima non è una conditio sine qua non, aiuta, ma non è imprescindibile. A volte siamo stati sorpresi da persone che non avevano una grandissima formazione alle spalle. Cerchiamo persone che abbiano il volto giusto così come l’approccio corretto per affrontare questa carriera, in quanto non è semplice mantenere determinati standard emotivi. Senza dubbio vogliamo scandagliare i nuovi protagonisti così da dar vita a un ricambio generazionale all’interno dell’industria».

D: Nella pubblicazione che è stata presentata durante il festival, sono presenti i talenti che già siete riusciti a coltivare… Qual è il suo metodo, insieme a chi lavora con lei, affinché abbiano un percorso lineare fino a salire di step in step?

«Questo libro potremmo definirlo una sorta di ‘annuario’: ci siamo un po’ ispirati a ciò che compie ogni anno la Berlinale, che sceglie i dieci talenti migliori europei – negli anni sono stati chiamati sette della mia agenzia. Abbiamo anche voluto ‘mischiarli’ tra loro, sono profili molto differenti (si passa da Moisè Curia a Irene Casagrande per citarne alcuni, nda). Nella decisione di seguire quell’artista piuttosto che un altro è sottesa una strategia di incastro poiché non vogliamo creare dei ‘doppioni’ per non porli in competizione, anzi arrivano a supportarsi nel gruppo di lavoro. Indubbiamente sono dei competitor fra loro, però, più sono fisicamente lontani, più questo non si verificherà».

D: Quando intervisto i giovanissimi, spesso mi sottolineano come debbano tenere i nervi saldi poiché si deve sempre ricominciare da capo. Talvolta me lo ha detto anche chi si è già affermato essendo questo percorso fatto indubbiamente di up & down. Voi riuscite a prepararli su questo aspetto?

«Serve senza dubbio un’attitudine innata; laddove non ci sia, noi, come agenti, dobbiamo fortificare ciò che vediamo e sappiamo che c’è. Anche quando diventano famosissimi e si è magari all’apice del successo, il momento di down può avvenire comunque. Mantenere un equilibrio in questo è l’aspetto fondamentale su cui si basa una carriera di una star o di una futura star – non bisogna mai dimenticare che questo mondo è una giungla».

Daniele Orazi

D: Girando la prospettiva: chi le ha insegnato a essere così equilibrato così da poterlo trasmettere?

«[Sorride] Sono abbastanza equilibrato, ma, ammetto, che molto spesso celo delle quotidiane ansie di routine che hanno tutti quanti e giustamente non le scarico sul mio cliente. Loro non colgono mai questo mio aspetto. Riconosco una sorta di coraggio, nel senso che mentre io interiormente sono consapevole che ci si sta lanciando a cento all’ora, esternamente devo essere tranquillo nel comunicare la proposta all’attore/all’attrice perché è il passo giusto per il percorso».

D: Come ha imparato a capire quale fosse la scelta corretta?

«Ciascun attore ha un percorso – ben pensato – di carriera diverso, anche perché non ritengo che tutti possano fare tutto. Nel momento in cui conosci molto a fondo l’artista pure come persona, sai come poterlo ‘vendere’ al meglio, conscio di quali siano le carte vincenti su cui puntare. Io sono un agente e loro sono un ‘prodotto’ da ‘vendere’ nel migliore dei modi, con costanza e provando ad alzare sempre di più l’asticella [utilizza questi termini, con il dovuto rispetto]».

D: C’è qualcosa che l’ha colpita particolarmente durante quest’esperienza?

«In quei 5’ di showcase, di 100 persone che vediamo, una buona media sono molto comuni fra loro, sulla quantità si nota colui o colei che spicca – e mi riferisco non al momento della recitazione, ma si coglie già da come entra se ha personalità».

D: L’agente deve essere colui che sa far mantenere l’equilibrio sia una speranza sul futuro. In questo periodo di covid, quanto è stato difficile?

«Paradossalmente non lo è stato in quanto il mercato è stato molto più florido di prima. La pandemia ha fortificato la troupe, creando un maggiore rispetto tra ogni componente del set perché si è consapevoli – dall’attore all’aiuto regia – che se non si è attenti, facendo vita ‘da clausura’ come si dovrebbe (quindi con un atteggiamento responsabile), si ripercuote su tutti.
Noi stessi, in quanto agenti, prima eravamo più disgregati, durante questo periodo abbiamo è nata l’associazione Agenti Spettacolo Associati, che raggruppa 46 professionisti. Questa nuova unità di settore è un supporto molto importante, ogni qual volta c’è un problema ci si confronta col collega. È stato un momento di grande rinascita e coesione, con U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) collaboriamo moltissimo; loro sono a stretto contatto con l’associazione di DoP (Direttori della Fotografia, nda). Si sono aperti dei tavoli di confronto – tra cui quello con le piattaforme come Netflix, Amazon – e si sta cercando, insieme, di migliorare alcune regole. In Italia, già da subito, è stato messo in atto uno dei migliori protocolli dell’industria audiovisiva».

D: Come ‘battitore singolo’ come si definirebbe?

«Un sognatore. Nel libro abbiamo le prefazioni del Direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Alberto Barbera, della presidente della Fondazione Cinema per Roma Laura Delli Colli e di Piera Detassis, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema italiano – Premi David di Donatello. Quest’ultima ha utilizzato delle parole molto singolari nel descrivermi: “l’agenzia che rappresento è un po’ come la scultura intitolata Ossimoro, che è un incontro tra la concretezza e la voglia di volare”».

D: Pensa che anche oggi si possono realizzare i sogni?

«A maggior ragione servono. Se non ho un motore che mi spinge a portare avanti un progetto, in parte mi spengo. È giusto essere ben piantati per terra e, al contempo, volare molto in alto».

D: Qual è la conquista ‘più alta’ che sente di aver raggiunto?

«Rappresento star anche famosissime, ma questa pubblicazione sui giovani è un grande motivo di orgoglio perché mi trasmette l’adrenalina di scommettere un po’. Sono contento anche di aver diversificato il lavoro, impegnandomi talvolta come produttore associato – il titolo più recente è “Gianni Schicchi” di Damiano Michieletto, che mi ha permesso di conoscere sempre più il mondo dell’opera e adesso ne sono appassionato».

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