“LA MANCANZA” di e con Lina Sastri (debutto assoluto) ha aperto il 10 giugno 2022, nella suggestiva cornice del Cortile della Reggia di Capodimonte, il Campania Teatro Festival.
«Io ho dovuto pagare un prezzo molto alto durante la mia vita, ho dovuto pagare sempre, sempre. E a furia di pagare, certe cose, oggi, non mi riescono più. Per esempio non mi riesce più di avere molta fiducia nella gente, non mi riesce di farmi degli amici veri, talvolta non mi riesce neppure di credere negli affetti. Io non sono una vittima, beninteso: anzi, mi sono sempre difeso bene. Ma l’unica cosa in cui credo davvero, oggi, e in cui sono riuscito ad essere forte, sempre, è il mio lavoro d’attore e di commediografo» (G. Livi, Eduardo piange scrivendo le sue commedie, in “Epoca”, a. XIII, n. 592, 4 febbraio 1962, p. 77).
Visto l’atto di apertura e di condivisione di ferite, ma anche di momenti quotidiani teneri (che, spesso e volentieri, quando li viviamo li diamo per scontati), verrebbe da pensare che la Sastri, a differenza del suo caro Eduardo (che spesso ha omaggiato e continua ad omaggiare) continui ad avere fiducia nella gente.
«La mancanza è una sceneggiatura, integrata da stralci di racconto per un corto dedicato a mio fratello morto di Covid nel gennaio del 2021. Era malato da tempo e le sue basse difese immunitarie non hanno retto all’assalto del virus che lo ha portato alla morte. Si racconta la storia di un uomo che ha amato la vita, l’arte, la bellezza e di come il vento furioso del Covid, che ha colpito tanti di noi, lo abbia trasportato in un ospedale dal quale non è più uscito. La musica che ogni tanto spezza o commenta la lettura è quella di Mozart, che lui molto amava», ha raccontato l’artista partenopea.
Scegliere di inaugurare il Campania Teatro Festival con “La mancanza” ci è apparso un atto di coraggio e fiducia così come lo è stato in primis quello della Sastri. Non è semplice mettersi a nudo, anzi l’attore spesso si sente ‘al sicuro’ indossando i panni del personaggio. In questo caso, la donna e interprete ha intessuto un filo immaginario con suo fratello e con noi in platea. Non bisogna nasconderselo, la morte, la malattia e ancor più il covid in questo periodo, sono ancora dei tabù. Le persone vorrebbero dimenticare, talvolta si afferma che non vadano nelle sale cinematografiche e teatrali ad assistere a determinati spettacoli o film perché non vogliono pensare, ma solo distrarsi. Questo fulmine a ciel sereno, però, ha colpito tutti (ed esiste ancora) e non si può far finta che non esista. Quale linguaggio migliore di quello artistico per provarci a fare i conti?
Durante i minuti di questa unione di voci – ricordi fatti di parole, pause, sguardi verso il cielo (e ci si immagina che stia rivivendo la scena di fronte a un monumento o coi sapori di casa) e note musicali – si è avvertita una grande delicatezza nel raccontare di un affetto così caro. Davanti una platea su gradinata, ma con la sua voce calda, si è creato un ‘a tu per tu’ in cui ciascuna persona ha reagito a proprio modo, decidendo di farsi prendere per mano in uno stralcio di vita privata, avvicinando qualche episodio a ciò che riecheggiava in sé. Non sappiamo quanto “La mancanza” possa aver toccato le corde di ognuno, la barriera di protezione è elevata (come accennavamo prima), ma siamo consapevoli che ci ha regalato sorrisi, quei sentimenti così forti di impotenza e protezione che può provare una sorella di fronte al dolore di un fratello (un rapporto così delicato, che può essere molto profondo) così come ha trasfigurato momenti di quotidianità in arte viaggiando sulle note, tra le altre, di “Marcia alla turca” di Mozart (al pianoforte Ciro Cascino, al violino Gennaro Desiderio), guardando avanti con addosso la sciarpa rossa e dentro la scia di un affetto incommensurabile.
Ph Cover: Salvatore Pastore – ag Cubo