Close

Artisticamente Magazine

Ludovica Francesconi: «Mi piace mettermi in gioco e sperimentare»

Ludovica Francesconi: «Mi piace mettermi in gioco e sperimentare»

Tempo di lettura: 9 minuti

 

LUDOVICA FRANCESCONI dal 31 gennaio al 2 febbraio 2022 è nei nostri cinema con il tanto atteso ultimo capitolo, “Sempre più bello” della trilogia cominciata con “Sul più bello” (distribuzione Eagle Pictures). Trasmette solarità anche solo tramite il tono della voce – e di questi tempi non è semplice non cadere nel disincanto – e, al contempo, riflette tanto prima di rispondere su questioni delicate ed esistenziali. Ha la leggerezza della Marta con cui si è fatta conoscere al grande pubblico – o chissà che non si siano ‘influenzate’ a vicenda – e quegli occhioni che bucano lo schermo e, nel caso del personaggio, difficilmente non potrebbero ‘incantare’ lo sguardo altrui.

Ludovica Francesconi

D: Immagino che maturando la storia, siate maturati anche voi interpreti e in primis tu…

«Sì, è stata la mia prima esperienza per cui, anche se si trattava dello stesso progetto, si è rivelato una sorta di allenamento. In più ha contribuito tanto l’essere maturati tutti quanti anche dal punto di vista umano, come crescita naturale che accade e questo mi ha fatto percepire le cose sotto un altro punto di vista, ‘usando’ anche il mio personaggio».

D: Se dovessi fare un esempio concreto?

«L’approccio sul set: mentre nel primo desideravo da tanto realizzare un film per cui mi sembrava un sogno, successivamente l’ho percepito ancor più come una professione – certo sempre il lavoro dei miei sogni – però l’approccio era molto più diretto».

D: Hai dichiarato che tua madre è una stilista, mentre tuo padre un militare. Cosa ti sei portata del background da stilista visto che nella storia il tuo migliore amico è molto attento a questo e il tuo ruolo ha uno stile ben preciso?

«Sono un’amante della moda, non ho uno stile definito, mi piace svegliarmi la mattina e prendere quello che mi va di indossare e un giorno può essere l’abbinamento jeans e felpa, quello dopo un abito coi tacchi. Col mio personaggio mi sono divertita tantissimo nella creazione, abbiamo fatto un lavoro stupendo con la costumista Cristina Audisio e Alice Filippi nel primo film – essendo cominciato tutto da lì. Avevamo in mente un paio di riflessioni su quali direzione prendere che fosse quella di una ragazza che non sapeva vestirsi (mettendo insieme felpe, gonne e jeans che non stessero bene tra di loro) oppure creare un look che fosse assolutamente di Marta, ovviamente senza rappresentare i canoni classici, ma uno stile che poteva essere riconosciuto perché era piacevole alla vista».

Sul più bello
“Sul più bello” – Ph Claudio Jannone

D: Si potrebbe affermare che anche il look sia cresciuto di pari passo ai capitoli…

«Sì anche perché lei, pian piano, inizia ad avere molta più consapevolezza di se stessa – basti pensare alla scena dello spogliarello in “Ancora più bello”, dove dimostra maggiore consapevolezza del proprio corpo perciò, pur mantenendo lo stesso stile, di conseguenza il look cambia. Si adatta in base a come si sente.

Ludovica Francesconi: i social e diventare un punto di riferimento


D:
 Ritengo sia molto importante questa tua riflessione anche come messaggio da rilanciare. In “Sempre più bello” si affronta maggiormente la questione dei social e di come, talvolta, possano essere pericolosi e ferire le persone. Sei diventata un punto di riferimento, in particolare, per una certa fascia d’età e l’ultimo capitolo riunisce ulteriormente le generazioni, qual è il tuo rapporto con la rete?

«Sono rimasta molto sorpresa, in quanto giustamente il progetto era partito come un teen-movie e ci siamo resi conto di aver intercettato una fascia molto più ampia. Ho avuto riscontri anche da genitori che scrivevano di come questo lavoro li avesse aiutati nel comprendere la visione dei ragazzi ad oggi oppure aveva costituito un punto di contatto per comunicare con loro. Ci tengo a premettere che tengo la mia vita privata riservata; mi piace utilizzare i social per comunicare cose positive come quello di continuare a sognare e di non mollare mai – corrisponde a ciò che mi ha insegnato questo ruolo».

Tra scoperta della strada e formazione


D:
C’è un momento che individui all’interno anche della tua infanzia che ti ha fatto capire effettivamente che volevi ‘intestardirti’ su questa strada?

«Di base è qualcosa che ho sempre saputo e cercato. Alle elementari ero la prima ad alzare la mano per leggere qualsiasi poesia davanti a un minimo di pubblico. Ad un certo punto mi sono trasferita a Roma per iniziare l’università e, parallelamente, anche un corso di recitazione cinematografica – in precedenza lavoravo in una compagnia teatrale. A Roma ho avvertito il bivio, sono una persona estremamente precisa e meticolosa e il portare avanti due cose in contemporanea e farle in maniera non perfetta mi innervosiva e mi ha portata a pormi degli interrogativi. Ho fatto una scelta ed è stato assolutamente un lancio nel vuoto perché non sai mai come andrà essendoci tanti alti e bassi.
Ho cominciato così una formazione attraverso laboratori intensivi e corsi privati di recitazione, anche perché, partendo dal teatro, mi sono approcciata al lavoro cinematografico per imparare a stare davanti alla macchina da presa».

Ludovica Francesconi Sempre più bello
“Sempre più bello”

D: Ho letto dei corsi con due casting del livello e dell’esperienza di Laura Muccino e Sara Casani. Quanto questi stage ti hanno aiutato concretamente al momento del provino?

«Tantissimo, è un po’ come quando si dice che finché non provi il set non sai che cosa significhi. Spiegandoci tutta la fase del provino e facendoci capire come funziona, mi hanno supportata nell’entrare in un meccanismo per cui arrivi anche più rilassata a quel momento. Lavorare sul provino, che poi è dove ti giochi tutto quanto, è stato fondamentale».

D: C’è un insegnamento che ti hanno comunicato e che porti sempre come ‘mantra’?

«Arrivo sempre estremamente preparata, in primis sul piano della memoria: in questo ho preso da papà, sono ‘militaresca’. Mi piace discutere del personaggio durante quel momento, da attrice è essenziale poiché mi supporta nel comprendere meglio il progetto. Porto sempre con me una valigia, con dei vari cambi. Adesso con il covid si opta per i self-tape, soprattutto nelle prime fasi, quindi è più difficile prepararsi in questo senso».

L’importanza di questa trilogia


D:
Tornando alla trilogia, con Alice Filippi, la quale era alla sua opera prima, immagino si sia creata un’alchimia particolare. Accennavi anche alla costumista per cui potremmo dire che fosse in campo uno sguardo femminile. L’hai avvertito?

«Assolutamente sì anche perché Alice l’ho percepita come una ‘mamma’, pronta a guidarmi, mi trasmetteva tanto calore. Condividevamo anche il fatto che lei fosse al suo esordio nel lungometraggio e, nel mio caso, la mia prima esperienza: questo ci ha fatto legare molto, creando un’atmosfera amorevole sul set».

D: Claudio Norza ha curato la regia degli altri due capitoli, ha anche esperienza di linguaggio per ragazzi. In un’ottica costruttiva, hai avvertito delle differenze tra loro?

«Ho riflettuto molto su questo aspetto anche per la questione di essere al primo progetto e, quando c’è un cambio di regia, inizialmente è stato, in parte, come una ‘rottura’ di uno schema che stavo iniziando a capire. In realtà poi sono mutata tanto anch’io, di conseguenza mi sono relazionata in modo diverso anche con Claudio».

Ludovica Francesconi Ancora più bello
“Ancora più bello”

D: Vi è stato chiesto anche uno sforzo nel girare contemporaneamente secondo e terzo capitolo..

«È stato molto impegnativo, sia in senso positivo che negativo, poiché richiedeva una preparazione, a priori, davvero importante. Capitava, ad esempio, di girare nella stessa giornata scene sia del secondo che del terzo perciò il mio compito consisteva nel comprendere da dove arrivassi e che cosa stessi andando a fare soprattutto sul piano dello stato emotivo. Dovevamo avere tutto sotto controllo e una conoscenza ottimale della sceneggiatura, non solo per la propria parte, ma anche rispetto a ciò che accadeva agli altri. Sul momento è stato tanto stressante; oggi riconosco come mi ha aiutata tantissimo perché è stata davvero una palestra».

D: Uno degli aspetti peculiari di Marta consiste nell’essere diretta, oltre alla leggerezza. A conclusione della saga: cosa ti aveva colpita maggiormente sulla carta e cosa pensi che, costruendo con questo confronto, sei riuscita a conferire tu come imprinting?

«Un elemento che caratterizza il personaggio e che ho imparato anch’io è la determinazione e questo comporta poi l’essere estremamente diretta con tutti quanti, anche perché si parte dal presupposto che sa e dice di non avere nulla da perdere e di voler vivere ogni giorno dando il massimo sempre. Consci di questo, spesso può risultare un po’ brusca nel suo essere diretta, però lo fa sempre attraverso un suo essere estremamente buona, fa dei commenti che vuole che siano costruttivi. Non bisogna dimenticare che lei stessa si ritrova a nascondere i momenti di sofferenza, mossa da un senso di protezione. Marta l’ho vista sempre come una ragazza estremamente pura».

D: Rilanciando una delle battute presente in “Sempre più bello”: «La vera famiglia è quella che ti scegli» vorrei domandarti cosa ne pensi…

«Per Marta sicuramente; dal mio punto di vista, effettuando un discorso ampio, ci sono tante famiglie costituite da mamma, papà e figli connessi tra loro da un legame di DNA, che, a volte, magari, col trascorrere degli anni, tendono a dividersi e a non frequentarsi. Partendo da questa constatazione mi sorge spontaneo dire che la famiglia è quella che ti scegli perché comunque scegliere di continuare a vedere i tuoi genitori e condividere con loro le cose è una decisione. Non bisogna mai dare per scontato che il DNA è ciò che ti lega perché poi, nel caso del nostro personaggio, la famiglia sono i suoi migliori amici».

Ludovica Francesconi Ancora più bello
“Ancora più bello”

D: Non vogliamo spoilerare, ma in quest’ultimo film si fanno i conti anche coi vuoti e con certe ferite. Ti andrebbe di condividere una visione della vita che può essere sognante e allo stesso tempo mantiene i piedi per terra come viene detto all’interno della trilogia?

«Marta è l’incarnazione di questo perché è estremamente fiabesca, però si esprime con un modo di fare che è estremamente reale. Lo dico con gioia: lei è stata davvero un esempio, l’immaginazione e stare con i piedi per terra sono le due facce della stessa medaglia, sono fondamentali nell’esistenza e da applicare a qualsiasi cosa. Io non saprei scegliere tra i due approcci perché è un modo diverso di affrontare le cose».

D: Richiamando il fattore di aver girato in contemporanea, ti sei rapportata con un personaggio che deve fare i conti con la malattia e con il limite massimo – il rischio della morte -, lavorare durante il covid quanto ti ha fatto riflettere?

«Avevamo iniziato la preparazione da un mese e le riprese prima che scoppiasse la pandemia e il primo lockdown. C’era stato già il momento dell’incontro con una pneumologa e dell’incontro con alcuni ragazzi malati di fibrosi; abbiamo cominciato a girare per due giorni e poi è arrivato lo stop. Non ero, quindi, entrata nell’ottica covid a livello di malattia. Per come vivo la situazione, non ho ansia, ma faccio il mio sia a livello personale che per rispetto degli altri. Sul set la produzione si è preparata con estrema cura ad affrontare tutto questo, facendoci sentire tutelati. Non posso paragonare le due cose perché con la fibrosi si nasce o lo si scopre poco dopo quindi, come approccio nell’affrontare la vita, è diverso in quanto per loro è la ‘normalità’. Noi, la pandemia, l’abbiamo vissuta con un impatto forte e improvviso; chi è nato durante e quindi non sa come fosse prima, ha un input automatico nell’indossare la mascherina, disinfettarsi le mani o stare distanziati».

D: Ti sei sentita ‘chiusa in questa routine’ oppure sei riuscita a trovare il lato più bello anche in questo?

«Inizialmente è stato fortissimo, eravamo chiusi dentro questa bolla cinematografica, eravamo anche in un’altra città per cui non avevamo contatti con nostri amici, eravamo tutti molto sentati sul set. Quando le riprese sono state interrotte a causa del covid il contraccolpo si è avvertito, anche perché non si sapeva quando saremmo potuti ripartire e cosa sarebbe successo. Durante la quarantena ci siamo videochiamasti e continuato a provare le scene per cui, complessivamente, l’abbiamo vissuta bene».

Ludovica Francesconi: riflessioni sul futuro e Cortinametraggio


D:
Hai esperienza di danza classica e pianoforte, ti piacerebbe prendere parte a un musical o, nell’immediato futuro, vorresti continuare sulla strada audiovisiva?

«È un momento di pausa, sto cercando di dedicarmi a tutto ciò che mi fa stare bene – corsi di recitazione, la mattina magari faccio yoga, continuo a formarmi nell’ambito musicale perché non ho mai smesso di suonare il pianoforte. Sono una persona che, in questo periodo, si sta preoccupando molto a ciò che le piace fare. Penso positivo, non mi precludo nessuna porta, voglio vedere che cosa accade. Mi piace mettermi in gioco e sperimentare».

Ludovica Francesconi Cortinametraggio

D: Mi piacerebbe concludere questa conversazione con la tua reazione alla chiamata nell’essere il volto di Cortinametraggio 2022

«Sono stata profondamente grata e felice quando ho ricevuto la telefonata della direttrice Maddalena Mayneri, con cui mi ha domandato se volessi essere il nuovo volto. Per me rappresenta qualcosa di estremamente importante proprio perché sono molto attenti ai nuovi giovani talenti, non ho mai fatto una cosa di questo tipo e, questa loro cura nel dare spazio a nuove leve, mi lega tantissimo. Proprio come loro sono molto attenti ai giovani talenti del cinema italiano, allo stesso tempo io ero un’esordiente e hanno visto in me qualcosa per cui hanno pensato che fosse giusto farmi essere il volto di Cortinametraggio. È un momento molto importante e non vedo l’ora di andare al festival».

Ph cover tratta da “Sul più bello” – credit ph Claudio Jannone

Close