“MARTA – Il delitto della Sapienza” vuole essere un documentario che restituisce la persona Marta Russo; inevitabilmente si toccherà la questione del suo omicidio, ma il taglio vuole essere più intimo, restituendo un ritratto di chi fosse Marta, attraverso lo sguardo della sua famiglia e non solo.
«Dipende solo da noi essere felici nonostante accadano cose non belle. Penso che come non posso decidere sulle cose che il destino mi ha riservato, posso però decidere come prenderle e come viverle.
Niente e nessuno può togliermi la speranza, l’ottimismo e la gioia». Sono le sue parole, dense di spessore e voglia di vivere, contenute nei diari che la sorella Tiziana ha ritrovato e che costituiscono il fil rouge di questo film.
Marta Russo: cosa accadde
Nel maggio del 1997 Marta è nel fiore degli anni e dei sogni sulla vita e sul futuro. Un grande amore per lo sport e in particolare per la scherma, che pratica con successo e determinazione. Si è iscritta a Giurisprudenza, perché da grande vuole indossare la toga da magistrato e mettere la sua vita a disposizione degli altri. Ma non ci riuscirà mai. Un giorno come tanti, all’Università, mentre cammina con una amica per i vialetti della facoltà ‘tempio’ della giustizia, un proiettile la raggiunge alla testa. Per lei non ci sono speranze. Si chiama Marta Russo e la sua morte diventa un caso mediatico. Le pagine di cronaca nera raccontano, passo dopo passo, indagini e cinque anni di processo, ma un’immagine di quella studentessa, uccisa a 22 anni senza un perché, emerge tra le tante che campeggiano su giornali e in tv: è una fototessera. Uno scatto rimasto impresso nella memoria collettiva, che ne identifica oramai la vicenda, che ricorda i lineamenti dolci di Marta, ma che non può di certo restituirne un ricordo pieno, vero.
MARTA – Il delitto della Sapienza: il taglio del documentario
Come anticipavamo, le pagine dei suoi diari segreti, ritrovati dalla sorella Tiziana e che la famiglia ha voluto condividere in questo documentario, vengono rese per la prima volta pubbliche. «Così nasce “MARTA – Il delitto della Sapienza”, una coproduzione Rai Documentari e Minerva Pictures, prodotta da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti, in prima visione giovedì 21 ottobre alle 21:15 su Rai2 e disponibile su RaiPlay.
Un documentario, scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi, con la partecipazione di Silvia D’Amico che dà la voce a Marta e la supervisione di Fabio Mancini. Un viaggio narrativo che si snoda su due piani di racconto paralleli: quello legato ai fatti di cronaca, che ricostruisce la vicenda giudiziaria e quello privato, intimo di Marta, che prende vita direttamente dai suoi pensieri più profondi, dalle speranze e dai sogni che, tra 1985 e il 1996, ha affidato alle pagine dei suoi diari segreti. Il documentario vuole restituirle l’identità. La sua vita prima che le venisse tolta. La sua voce, prima di tutto: è lei, infatti, ad accompagnarci nel viaggio, parlandoci di chi era raccontandoci quel che davvero ha vissuto. Un ricordo dolceamaro custodito dalla sua famiglia e oggi condiviso: “Voglio essere felice in questa vita, e non in futuro, ma nel presente, per ogni attimo che vivo. Perché non so quanto potrò vivere e cosa ci sarà dopo (atterrisce pensare a queste parole dopo ciò che ha subito, nda)”.
Il documentario utilizza prezioso materiale di repertorio, in parte mai reso pubblico, sia per l’aspetto investigativo che per quello personale e famigliare. L’accesso agli archivi della Corte d’Assise di Roma e della Polizia di Stato ha permesso di attingere materiali, anche inediti, relativi agli atti del processo come intercettazioni ambientali e telefoniche, filmati di interrogatori con testimoni chiave dell’inchiesta, fascicoli fotografici della Polizia Scientifica, e l’inedita telefonata al 113 avvenuta al momento dello sparo. Consistente anche il repertorio messo a disposizione da Rai Teche: telegiornali, interviste ai testimoni chiave, e soprattutto ore e ore di filmati grezzi relativi al processo a Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, a cui si è attinto per rafforzare ‘il racconto verità’. Per quanto riguarda l’aspetto personale di Marta invece, il documentario ha potuto contare sui suoi preziosi diari, messi a disposizione dai parenti: 9 quaderni, circa 700 pagine scritte in circa 11 anni. Oltre a questi, foto, filmati di famiglia e gli oggetti di cui era piena la sua cameretta e che parlano di lei come le coppe vinte per la scherma. A questi si aggiungono le ricostruzioni e le testimonianze di chi l’ha amata. Un racconto in cui la linea narrativa emotiva e personale si intreccia con quella lucida, asciutta e rigorosa dell’inchiesta. Ad accompagnare lo spettatore è sempre la voce di Marta che sembra chiedere, di andare oltre, di parlare anche del dopo, per riesaminare dall’inizio alla fine quanto accaduto dopo la sua morte, raccontando le indagini e i molti nodi rimasti irrisolti, che ancora, dopo 24 anni, portano alle stesse domande senza risposta: perché è stata uccisa? Dov’è finita la pistola da cui è stato esploso il colpo fatale? Esiste davvero il terzo uomo? Qual è la verità?» (dalla nota ufficiale).
MARTA – Il delitto della Sapienza: la testimonianza della sorella Tiziana in conferenza stampa
«Parlare di Marta è sempre una grande emozione. In questi anni ho avuto la possibilità e modo di ringraziare tantissime persone che ci sono state vicine, ci hanno aiutato anche nei momenti difficili e hanno supportato anche i miei genitori nell’organizzare gli eventi dell’associazione a lei dedicata per portare avanti il messaggio di Marta. Oggi riesco a dire un grazie diverso, molto particolare perché, dopo 24 anni in cui Marta a tutti gli effetti è stata sempre e solo una semplice foto su siti, giornali e anche nell’immaginario collettivo per via di un fatto di cronaca, finalmente torna a essere una persona. Tutto ciò è merito del ritrovamento di questi diari, in cui mi sono imbattuta per caso nella nostra camera all’interno di un armadio. Inizialmente pensavo che fossero dei semplici quaderni di appunti che Marta aveva preso durante il suo corso di studi; invece si trattava di veri e propri diari segreti. Mi sono sentita vicino a lei nel momento in cui li leggevo e ho capito che avevo la possibilità di raccontare della sua vita e non chiudere il tutto con la sua morte.
È stato difficilissimo leggerli perché mi sono ritrovata di fronte a delle emozioni complicate da affrontare, al contempo ho desiderato proseguire nella lettura perché volevo risentire la sua voce. Ha cominciato a scriverli nel 1985 e le ultime righe sono proprio del 1997, raccontano momenti di vita, emozioni e fragilità di mia sorella. In un processo e in un caso del genere si tende a disumanizzare chi è coinvolto e quindi voglio ringraziare la Rai e la produzione che ci ha dato quella forza che ci è venuta a mancare per mettere al centro la verità e per raccontare la figura di Marta come una persona e non come una foto senza anima. Non abbiamo ancora visto il documentario, lo guarderemo coi miei genitori. Da mamma penso che non sia semplice rivivere la storia di una figlia che non c’è più».
MARTA – Il delitto della Sapienza: le parole del regista Simone Manetti
«L’intenzione era creare qualcosa di diverso dal solito racconto crime, tutto parte da un’intuizione di Cosetta Lagani e dalla sfida di riuscire a raccontare la vita partendo dalla morte, invece di seguire il consueto binario narrativo. Ci siamo avvicinati al materiale di repertorio delle Teche Rai – fondamentale per ricostruire non solo la vicenda giuridica ma anche il contesto sociale – e al repertorio familiare con le foto così come ai diari segreti, questi ultimi punto cardine del progetto e il mezzo che poteva fare in modo che fosse la persona stessa a raccontarsi. Questa ci è sembrata la maniera più etica e corretta di dare voce a Marta».
MARTA – Il delitto della Sapienza: il giornalista Massimo Lugli
«Si è trattato di uno dei primi grandi processi mediatici del Paese, anche perché tecnicamente era comodo – televisivamente parlando – raggiungere i luoghi del delitto essendo accaduto a Roma. Mi chiedo se noi giornalisti fossimo stati più cauti, se ci fossimo limitati a raccontare i fatti in merito a quello che si svolgeva durante l’udienza forse saremmo stati più rispettosi nei confronti di Marta Russo e non avremmo dovuto aspettare tanti anni. Grazie al cielo è arrivato questo documentario che ci ha restituito la persona, quella che noi non abbiamo saputo raccontare».
Gli appuntamenti di Crime Doc
Questo è il primo di una serie di documentari di ‘Crime Doc’, un nuovo ciclo di cinque prime serate di Rai Documentari (creata nel gennaio 2020, sotto la guida di Duilio Giammaria, è la struttura di riferimento all’interno dell’azienda per l’industria del documentari) dedicate al crime, al racconto dei grandi casi di cronaca che hanno segnato il nostro Paese. Nelle prossime puntate verranno esplorati, ad esempio, la rivolta carceraria di Porto Azzurro che produsse un periodo di grande instabilità, il delitto della Uno bianca e anche il caso del mostro di Firenze.