MASSIMILIANO GALLO è stato insignito del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito (organizzato e diretto da Mario Esposito) come ‘Migliore Attore dell’Anno’ con la seguente motivazione: «Un attore curioso, completo, in grado di passare agevolmente dal teatro al set cinematografico, dalla penna di De Giovanni a quella di de Silva, dalla regia di Ozpetek a quella di Gassmann e Sorrentino. È l’emblema di quella straordinaria e magmatica tradizione culturale che fa della Campania una autentica fucina di talenti, ispirazioni, luoghi, consensi, filiere che quest’anno paiono fiorire con nuova linfa».
Proprio in questa suggestiva e importante cornice abbiamo avuto modo di incontrare Gallo e approfondire il momento professionale che sta vivendo a partire dal riconoscimento appena ricevuto.
Massimiliano Gallo: intervista
D: Quale valore assume ricevere il Premio Attore dell’Anno?
«È una di quelle carezze che ti fanno bene; sono contento che gli addetti ai lavori e i miei colleghi sono felici di riconoscersi in un percorso particolare».
Massimiliano Gallo e ‘I Bastardi di Pizzofalcone’
D: All’interno di questa terza stagione de “I Bastardi di Pizzofalcone” si è notato un forte cambiamento del suo ruolo, il commissario Palma, di cui è emersa la fragilità…
«C’è stata finalmente una costruzione più completa: nella prima lo abbiamo visto maggiormente nell’ambito lavorativo, nella seconda in questa storia con Ottavia (interpretata da Tosca D’Aquino, nda) e non si sapeva né da dove venisse né dove andasse. Gli sceneggiatori gli hanno conferito una tridimensionalità diversa che mi ha permesso di giocare da attore con altre corde e con un’esperienza recitativa completamente diversa rispetto a ciò che fino ad ora avevo messo in campo ne “I Bastardi di Pizzofalcone”.
A mio parere il successo di questa serie sta proprio nella capacità di Maurizio de Giovanni nel raccontare le dinamiche dell’essere umano e dei rapporti tra le persone. Siamo cresciuti in un’epoca in cui ci hanno mostrato i poliziotti americani come dei supereroi, abituati a far di tutto; osservare, invece, delle persone normali, col vissuto personale che si portano a lavoro, ha permesso al pubblico di riconoscere e riconoscersi in loro, affezionandosi».
D: Dover esprimere così tanto le fragilità del commissario di cui veste i panni, quanto l’ha messa in discussione?
«Mi approccio a qualsiasi ruolo a cui mi approccio in primis senza giudicarlo – farei un cattivo servizio sia sul piano professionale che al personaggio – immedesimandomi totalmente, ma mettendoci tutto il mio vissuto per cui quello è il Palma che sarei se fossi un poliziotto.
Se devo raccontare la parte in “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, dove chiaramente è un percorso opposto, devo riflettere su che tipo di marito sarei se fossi Pietro, inserendo sempre le mie corde e il mio umorismo».
D: Esiste una fragilità che ha voglia di condividere?
«Sono uno abbastanza sicuro nel senso che ho sempre portato avanti il mio discorso artistico e lo sono stato anche quando ci sono stati momenti meno felici. Ho sempre pensato che il percorso di un artista va visto sulla lunga durata: ne esistono alcuni che nascono e muoiono come comete; altri che sono lì da generazioni – un esempio è Gianni Morandi, il quale ha resistito e cambiato pelle. Sono abbastanza stabile perché ho la centralità del teatro… le fragilità all’inizio erano caratteriali, prima ero più impulsivo, poi sono diventato più diplomatico, chiaramente con l’età si cambia. Non saprei rispondere in merito a grandi fragilità, sono andato anche in analisi, dove ho compreso dei meccanismi che uno compie inconsciamente».
L’etica di Massimiliano Gallo
D: Se dovesse raccontare l’etica assunta nel suo percorso fino ad ora?
«L’etica ritengo che la si possa associare a come uno si comporta sul posto di lavoro, in rapporto alle persone, non relativamente al personaggio altrimenti si potrebbero indossare i panni solo di alcuni. Ad esempio, quando ho incarnato Gigi Scaglione in “Per amor vostro” dove picchiavo ed effettuavo dei gesti violenti nei confronti di Anna/Valeria Golino, quando ho letto la sceneggiatura sono rimasto molto colpito. Se si passa dall’altro lato e lo si giudica, non lo puoi interpretare; in quel caso avevo immaginato un percorso per cui Scaglione aveva ragione perché era lei che aveva mutato le dinamiche familiari, evolvendosi per cui l’odio-amore da parte sua l’ho giustificato così.
Per quanto riguarda l’etica in sé sono una persona abbastanza impegnata, sono tra gli undici firmatari che hanno creato U.N.I.T.A. – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, è stato un ‘miracolo’ che abbiamo creato durante la pandemia, dove le persone avevano un ego meno potente del solito e, in particolare gli artisti si sono resi conto che erano vulnerabili. Chi ha già un potere contrattuale, che si sia in pandemia o meno, riesce a tutelarsi; lo abbiamo fatto soprattutto per i più ‘deboli’, per chi non ha ancora voce in capitolo e che sarebbe stato mandato via dai set. Abbiamo chiesto un protocollo di sicurezza, ottenuto dal Ministero gesti importanti come le sovvenzioni da fornire ai ragazzi così come abbiamo battuto chiodo rispetto alla chiusura. L’Italia, per citare un altro aspetto, era l’unico Paese a non avere un accordo né con Netflix né con Amazon, sembra che adesso si sia raggiunto un equilibrio anche in questo e quindi Netflix e Amazon dovrebbero pagare il diritto di replica pure a noi artisti italiani».
D: E a proposito del contratto nazionale?
«Noi siamo nati come associazione perché volevamo scrivere il contratto nazionale del cinema, che non esiste, e riscrivere quello teatrale. Purtroppo non siamo ancora a un buon punto, il discorso è molto delicato e complicatissimo».
Massimiliano Gallo e il proprio percorso
D: Massimiliano, si può affermare che ora finalmente sta raccogliendo?
«Fortunatamente soprattutto giornalisti e critici mi sono sempre stati vicini; non mancava quel supporto. Ho avuto un percorso lungo perché ho fatto tanto teatro; col grande schermo ho cominciato nel 2008 e da allora a oggi ho realizzato trentacinque film e quindici serie tv. Il piccolo schermo conferisce una notorietà incredibile perché la televisione arriva nelle case e si diventa quasi di famiglia: si crea un tipo di affetto e calore. Per quel che mi riguarda ho fatto un percorso molto libero, però coerente: sono passato dai film di Salemme a quelli di Gaudino, Sorrentino, Garrone, De Angelis. Così come ho scelto di prendere parte a dei film indipendenti quando non c’erano soldi, così se voglio fare una commedia non mi ‘pongo problemi’. Per me un attore o è bravo o non lo è; non esiste l’interprete di commedia o quello d’autore. Negli ultimi sette anni sono andato con nove opere alla Mostra del Cinema di Venezia perciò vuol dire che avevo scelto bene anche i film indipendenti. Da parte degli addetti ai lavori c’è sempre stato il riconoscimento di un percorso di qualità…».
D: Quindi non c’è stato un ‘pregiudizio’ da parte dei casting?
«No, un artista può ipotizzare tante cose, essere bravo e impegnarsi, ma dipende anche da quando passano coincidenze e incontri. Sono molto sereno perché ho delle basi molto solide costituite dal teatro, dopodiché si sta verificando anche l’altro».
Massimiliano Gallo e l’evoluzione del suo Pietro in “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”
D: Nel corso della prima puntata della seconda stagione di “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, vorrei rilanciare, citando una battuta di Pietro: «Com’è che io appoggio tutto quello che fai?». Implicitamente sta mandando la frecciata che lei non lo faccia. È una chiave del rapporto tra Imma e Pietro, però è stato esemplificativo che il tuo ruolo manifestasse subito un mutamento rispetto alla prima stagione… Cosa pensa della relazione donna-uomo in questa dinamica e del fatto di essere appoggiato?
«Sono contento di interpretare Pietro, che è stata un’intuizione della Rai: su Rai1 in prima serata vediamo lei che esce per andare a lavoro; lui, invece, che cucina. È un uomo del Sud tant’è che la madre non sopporta Imma. Va detto che è paradossale come situazione tant’è che tutti si stupiscono, comprese le donne emancipate, domandandosi come mai lui sia a casa. Viviamo in un mondo molto maschilista e anche le stesse donne sono abituate a vivere in questo ambiente, Pietro risulta una rottura di uno schema. Per me le dinamiche raccontate tra lui e Imma sono geniali perché sono nuove, vere e di un uomo che sembra fragile, ma non lo è».
D: E vuole anche rincorrere un sogno…
«Sì ci sarà una crescita del personaggio completamente diversa».
D: Si è mai trovato nella situazione di voler rincorrere un sogno ed essere ostacolato da una persona cara?
«Il lavoro che faccio è stato sempre il mio sogno per cui sono andato come un carro armato, non ho mai messo in discussione che – per dirne una – per una donna sarei andato a vivere in campagna e avrei lasciato questa professione. È impossibile, non potrei mai prendere una decisione simile, ma non perché non amerei quella persona, non amerei me stesso».
D: Qual è la differenza rispetto all’egoismo?
«Amare se stesso significa rispettare se stesso, l’egoista è colui che non rispetta l’altro».
Massimiliano Gallo e le prossime riprese teatrali
D: Ha portato a teatro “Resilienza”…
«Sì ora farò “Resilienza 3.0”. Lo avevo scritto durante la pandemia, raccontando ciò che accadeva in una casa, chiaramente esasperando i toni, quindi il rapporto tra me e la mia compagna, la dad di Leon (figlio di Shalana a cui è molto affezionato, nda), avevo inventato che ci fosse anche mia figlia da noi e concludevo con un monologo più poetico: avevamo detto che avremmo potuto essere migliori e ci saremmo dedicati maggiormente alle persone che amiamo, come mai ci siamo già dimenticati di tutto questo? Siamo andati in scena all’Arena Flegrea con duemila persone. In seguito c’è stato il secondo lockdown e ho avvertito la necessità di apportare delle modifiche, trattando della resilienza in generale, dividendolo a capitoli e poi cantiamo.
Con me ci sono la mia compagna e attrice Shalana Santana, Pina Giarmanà; al pianoforte il maestro Mimmo Napolitano, al contrabbasso Davide Costagliola e al clarino Giuseppe Di Colandrea al clarion. Sono previste una ventina di serate nella provincia napoletana».
D: Riprenderà “Il silenzio grande” di cui è prevista una lunga tournée…
«Ripartiamo dal Teatro Diana di Napoli già a dicembre e andiamo avanti fino a fine aprile 2022».
D: Quanto ha avvertito la mancanza del pubblico in questo periodo di chiusura?
«Tantissimo. Ritengo che il teatro sia il mezzo più moderno del mondo; tutti gli altri hanno avuto bisogno di ammodernamenti. Il teatro non cambierà mai, basta una sedia, si può stare anche senza scena perché c’è il bisogno di raccontarsi e di sentire quello che stai raccontando».
Massimiliano Gallo e le anticipazioni su “Vincenzo Malinconico”
D: Cosa può anticiparci della fiction “Vincenzo Malinconico” di cui è protagonista e che ha terminato da poco di girare?
«È tratto dai romanzi di Diego de Silva. Si tratta di un ruolo che amo follemente in quanto è politicamente scorretto, ti risulta simpatico proprio per le sue fragilità, è un avvocato d’ufficio che si lascia vivere. Tutto ciò che gli accade è una conseguenza del fatto che il mondo intorno a lui si muove per cui si muove per inerzia. Ha un’ex-moglie con cui ha uno strano rapporto, un nuovo amore, due figli, di cui una non è sua figlia naturale e ha degli amici molto strani. Viene messo in scena il mondo apocalittico dei tribunali italiani tanto che Malinconico afferma: “ho visto cose che voi non avvocati non potete neanche immaginare”. L’incipit è bellissimo anche per come è stato girato. Sono davvero contento anche perché si tratta del primo protagonista che mi affida la Rai in prima serata e poi c’è un cast di livello Teresa Saponangelo, Lina Sastri, Denise Capezza. Mi auguro che possa essere trasmesso in primavera, subito dopo la seconda ondata di “Imma Tataranni”».
D: Ha trasmesso di essere sereno, c’è qualcosa che le manca o per cui ‘freme’?
«No. Sarei contento di arrivare a un punto della mia carriera in cui potrei fare ancor più l’artista, poter decidere di fare quel progetto e staccare… quasi nel senso bohemienne del termine».
Ph cover Gianluca Mennitto