NATALIE DENTINI è riuscita a realizzare un progetto di grande valore, che merita spazio e attenzione, non solo da parte degli addetti ai lavori. L’augurio è che possa intercettare sempre più spettatori che, attraverso NUME festival hanno l’opportunità di (ri)avvicinarsi alla musica dal vivo grazie a grandi professionisti internazionali e la chiave di proposte particolari. Una manifestazione unica dalla doppia anima: un festival internazionale all’interno di un’accademia d’archi di eccellenza.
Aretina d’origine, riconosce di esser stata fortunata nell’aver incontrato suo marito il violinista Vlad Stanculeasa (direttore artistico di Nume Academy & Festival) e musicisti di grandissimo livello coi quali si è instaurato un rapporto d’amicizia. In questo contagio positivo, ci spiega, «sin dall’inizio del progetto NUME abbiamo sempre cercato di impostarlo con cura e dignità tanto che è nato innanzitutto con l’idea di un’accademia. Col tempo siamo cresciuti e, per una serie di naturali evoluzioni, è chiaramente diventato anche un festival. Lo scopo era dare ai ragazzi la possibilità di viversi e di essere visti proprio come artisti».
Natalie Dentini racconta il programma di NUME Academy & Festival 2025, dal 23 al 29 giugno a Cortona
«Quest’anno è particolarmente variegato. Abbiamo deciso di intraprendere una strada con sfumature differenti dal forte programma classico ritenendo che fosse necessario coinvolgere ancora oggi il pubblico con diversi temi. In passato siamo stati molto rigorosi e puri in questo senso, evitando i concerti all’aperto e cercando di mantenere il tutto molto più istituzionale perché siamo dell’idea che la musica vada ascoltata così.

Allo stesso tempo abbiamo cercato soluzioni divertenti, sempre di alto profilo, per portare anche un po’ la musica in luoghi diversi. Sono previste tre collaborazioni particolari per NUME risonanze: il violoncellista Giovanni Gnocchi e il suo ensemble di sei violoncelli dell’Università Mozarteum di Salisburgo (l’8 luglio). Un nostro ex allievo, Alfredo Ferre col nome d’arte Onomeya, compositore e violoncellista eclettico con le sue campane tibetane propone il 24 luglio music healing session candlelight concert. A fine luglio, il 31 luglio, il Trio Candor composto da Lisa Jacobs al violino, Lech Antonio Uszynsky alla viola e Christopher Jepson al violoncello, che propone le Variazioni Goldberg di Bach.

In più, qualcosa davvero fuori dalle nostre corde, che nasce dall’esigenza di provare ad arrivare ai giovani, è una serata inaugurale dedicata a loro con un violinista elettrico bravissimo, ucraino che vive in Spagna, Sergey Marboroda ed è anche un meraviglioso performer e improvvisatore per cui abbiamo unito la musica classica a un DJ set curato da Lorenzo Polezzi. Quest’anno è il festival più colorato che abbiamo mai tirato su, è un esperimento, vediamo cosa succede».
Natalie Dentini: l’intervista
D: Da dove nasce la sensibilità verso i giovani?
«Ho notato come in Italia sia molto difficile entrare in percorsi giusti e comprendere bene quale sia il cammino da compiere. Non si capisce dopo il conservatorio cosa sia importante fare e, non essendoci tanta attività musicale in generale nel Bel Paese, è anche difficile orientarsi e capire quali sono le prospettive.
Il primo istinto è stato quello di far vedere, soprattutto ai ragazzi italiani, a che punto si può arrivare. A differenza, ad esempio dello sport, si sente molto poco parlare di giovani talenti o di vincitori di concorsi. Oggi, grazie ai social è più facile confrontarsi con il top per aspirare a quel livello; noi cerchiamo di dare il nostro contributo per cui da tanti anni coinvolgiamo i conservatori e le scuole di musica».
D: Quindi da noi, se vogliamo, l’iniziativa sta un po’ al singolo?
«Sì, troppo spesso è così; mentre in America ci sono percorsi di studi scolastici più lunghi e quando si entra in un grande conservatorio e/o in una squadra di musicisti, si è dentro un circuito che lavora, si avviano collaborazioni con altri istituti. Non è mia intenzione muovere delle critiche, ma delle riflessioni e non credo sia un caso che abbiamo avuto pochi italiani che sono riusciti ad accedere all’accademia. Ovviamente io mi riferisco agli archi. In otto anni abbiamo ricevuto più di 1.100 domande di iscrizione ai corsi e facendo parte della commissione ho il polso della situazione. Ritengo che sia anche una responsabilità delle istituzioni consigliare la musica classica con cura e come momento per riavvicinarsi a specifici valori».
D: A quali si riferisce?
«La musica ti dà delle emozioni di pienezza, rispetto, amore, bellezza e questi sono valori molto importanti. Sicuramente non tutti hanno la stessa sensazione quando escono dai concerti. Io vivo in Spagna e ogni volta in cui vado a un concerto è pieno di giovani per cui incide tanto come ci si approccia all’ascolto della musica o a visitare una mostra. Dobbiamo essere più aperti verso la cultura perché ha un valore sociale enorme».
D: Si parla di educazione sentimentale a scuola e, forse, attraverso il teatro declinato anche tramite la musica classica potrebbe essere più efficace di tante altre lezioni teoriche. Che ne pensa?
«La responsabilità è innanzitutto delle famiglie, ma è difficile. La questione dell’avere pubblico ai concerti è un punto essenziale. Ciò che sta accadendo nella nostra società è sintomatico e bisogna interrogarsi su come cresciamo i nostri figli. Il mio pensiero è quello di offrire loro delle occasioni di sport, occuparli con la musica e lo stesso pensiero verso i ragazzi dovrebbero averlo un buon sindaco e un buon ministro».
D: Natalie, tornando al progetto, iniziato presso il lago Trasimeno, come si è arrivati a Cortona?
«Ad essere sincera NUME era cresciuto troppo e non riuscivamo più a rimanere sull’isola per motivi logistici perché non avevamo spazio per ospitare gli artisti e diventava molto complicato la sera con i traghetti. Cortona la conosco bene essendo originaria di Arezzo e ci è sembrato il luogo perfetto per tanti motivi. Il primo sta nel suo essere una meta turistica incredibile, è una cittadina ricca di cultura, di eventi, con musei bellissimi, un teatro stupendo e ha una prevalenza turistica straniera rilevante il che ci permette di rivolgerci a un’utenza preparata e che accoglie bene. Parliamo di un borgo piccolo e quindi si ritorna all’idea di rimanere in un ambiente che non sia dispersivo. Ormai è il quarto anno in cui siamo a Cortona e ci auguriamo che possa continuare a lungo questa residenza. La città è molto aperta e accogliente e riceviamo pure un grande sostegno del comune».
D: Se dovesse dare il polso di cosa cercate quando selezionate?
«Non è mai semplice come ‘posizione’ perché un musicista ha anni di studio, preparazione e sacrifici alle spalle. Ci arrivano video di 5-10 minuti l’uno. Non abbiamo nessuna presunzione, il giudizio della commissione non definisce una persona un musicista, è solo l’impressione di quattro persone [ci tiene ad aggiungere: dico quattro persone, neanche artisti, perché può essere anche l’artista più grande del mondo e non saper leggere bene la persona che sta suonando]. Questa è una premessa molto importante, perché sul tema audizioni e competizioni, tutti (Vlad Stanculeasa, Stella Chen, Ettore Causa e Andreas Brantelid) sono molto cauti. Chiaramente il primo aspetto fondamentale è il livello tecnico, perché c’è una questione proprio di tempistica, nel senso che lo studente arriva e deve sapere – c’è un livello al di sotto del quale non si può andare altrimenti si rischierebbe di mettere in difficoltà gli altri dell’Academy. Si analizza il curriculum per capire se chi si candida ha esperienza nella musica da camera, se è una persona aperta, disponibile a collaborare e a crescere velocemente essendo il percorso molto serrato. Quando un docente ha di fronte qualcuno di malleabile è più facile confrontarsi e parlare; se, invece, si trova una persona piuttosto strutturata e quindi più rigida, allora è difficile lavorare».
D: Un fattore caratteristico?
«Proporre l’accademia gratuita è stata la scelta principale di quando abbiamo iniziato. Richiamando la questione della responsabilità, io ho sempre partecipato a masterclass carissime, condividendo una stanza in tre/quattro persone. Col mio staff ce la mettiamo tutta nel fargli fare una full immersion per cui devono pensare solo a suonare e relazionarsi tra loro e con gli artisti.
Gratuito anche perché tutti i professori dell’accademia, (purtroppo Antonio Lysy è venuto a mancare) Ettore Causa, Vlad Sanculiasa vengono da una formazione di questo genere, Menuhin Academy, dove una volta entrato si ha un stipendio mensile per le cose di prima necessità e si ha un alloggio.
Credo che sia un po’ tornare al vecchio mecenatismo: cosa facciamo noi per l’arte ed è il nostro segnale di appoggio verso la musica e verso gli artisti».
D: A proposito di talenti, mi incuriosisce anche il coinvolgimento della ventiduenne Caterina Isaia
«Quando abbiamo visto la sua iscrizione ne siamo stati molto contenti. Ha fatto una bellissima audizione e si è meritata il posto nell’Academy. La si potrà ascoltare sia come solista che all’interno di un gruppo di musica da camera».
D: Sono giorni dì incontro tra artisti internazionali e studenti molto preparati
«Pensiamo che sia importante un ambiente dove si possano creare connessioni. Gli studenti hanno un livello veramente professionale, molti hanno già carriere internazionali, e proprio per la preparazione che possiedono riescono a suonare, dopo quattro giorni di masterclass, davanti al pubblico. Se si pensa che quattro persone si sono incontrate tre giorni prima, hanno avuto così poco tempo per provare e poi si esibiscono con una qualità così alta, si resta di stucco.
In più si creano dei contatti anche per il loro futuro».

D: Concludiamo con una suggestione… Se dovesse usare un brano per raccontare questa ottava edizione?
«Tra i programmi che attendo con curiosità di ascoltare direi il concerto Romanticismo puro (28 giugno) con protagonisti Tommaso Lonquich, Stella Chen ed Ettore Causa e altri cinque giovani concertisti. In programma J. Brahms Quintetto per clarinetto e archi Op. 115 e A. Borodin Quartetto per archi n. 2. Questi sono un po’ i soundtrack di quest’anno che mi ronzano mentre lavoro».
Ph cover: May Zircus