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Artisticamente Magazine

“Occhi blu”: l’esordio alla regia di Michela Cescon incolla sulla poltrona. La recensione

“Occhi blu”: l’esordio alla regia di Michela Cescon incolla sulla poltrona. La recensione

Tempo di lettura: 5 minuti

 

MICHELA CESCON è un’artista che, a un certo punto del proprio percorso, ha deciso di crearsi e cercarsi delle occasioni. Non le bastava più essere scritturata – per quanto questo l’abbia formata e le abbia fatto meritare diversi premi – ma ha avvertito l’urgenza di impastare ancor più le mani nel fare cinema e teatro. Anche in questa prospettiva ha creato la Zachar produzioni con cui ha dato vita all’impresa di “The Coast of Utopia” di Tom Stoppard, per la regia di Marco Tullio Giordana – e non solo. Dal 2018 cura la direzione artistica del Teatro di Dioniso con cui porta avanti una propria linea.

Michela Cescon e la regia cinematografica

«Dopo aver presentato “Come un soffio” alla 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, tenendo duro per cinque anni col solo obiettivo di darne la luce così come durante il covid affinché, dopo tanto impegno, la sua opera prima venisse mostrata in primis sul grande schermo, ha scelto di passare dal corto al lungometraggio di finzione, esplorando il genere noir e mettendo al centro una inedita figura femminile interpretata da Valeria Golino, che scivola tra le pieghe di una Roma metropolitana, nervosa e violenta».

Occhi blu di Michela Cescon

Il film è una produzione tempesta e Palomar con Rai Cinema, in coproduzione con la società francese Tu vas Voir. Prodotto da Carlo Degli Esposti, Nicola Serra e Carlo Cresto-Dina, è scritto da Michela Cescon con Marco Lodoli e Heidrun Schleef.
“Occhi Blu” vanta nel cast Valeria Golino, Jean-Hugues Anglade, Ivano De Matteo e Matteo Olivetti. È stato presentato in anteprima Fuori Concorso al Taormina Film Fest nel magnifico Teatro Antico, dall’8 luglio è nelle sale (distribuito da I Wonder Pictures), dove lo trovate ancora.

Michela Cescon Occhi blu

Occhi blu: sinossi

Un rapinatore solitario, in sella a un maxi scooter ogni volta diverso, deruba una banca e una gioielleria dietro l’altra svicolando a grande velocità tra le pieghe di Roma, tra le sue bellezze antiche e le sue archeologie urbane, riuscendo sempre a seminare i suoi inseguitori e infine a svanire nel nulla.
Il caso è nelle mani di un commissario romano, verace e cinico che, non riuscendo a venirne a capo, chiede aiuto a un suo amico parigino, detto il Francese, un ex commissario famoso per la sua perspicacia psicologica e per avere risolto decine di casi impossibili. Tutti, tranne quello che riguarda la morte della figlia, per il cui anniversario torna in città ogni anno. Sarà lui a scoprire l’identità del rapinatore, una persona insospettabile quanto di grande intelligenza, con il quale ingaggia una sfida dalle conseguenze imprevedibili.

Volutamente scegliamo di non identificare troppo i personaggi e gli interpreti – anche se potrete intuirli – né di approfondire le pieghe della storia per assecondare la scelta della regista e invogliarvi a farvi accompagnare dalla visione.

Occhi blu: trailer

Occhi blu: recensione

La musica (di Andrea Farri, alla tromba Paolo Fresu e al violoncello Luigi Pirovano) avvolge lo spettatore già dalle primissime note, cominciando a farlo entrare nel mood dell’opera. Un’inquadratura lenta sul ponte. Buio e ci ritroviamo in galleria, in sella a una moto, con un primo piano nascosto dal casco. Tutto è nero, compreso il giubbotto di pelle. “Occhi blu” è diviso in sette capitoli e non è casuale che il primo s’intitoli proprio “Il segreto”, alimentando nella platea di turno il desiderio di scoprire cosa avverrà nella scena successiva.

Michela Cescon Occhi blu

La macchina da presa inquadra il cappotto nero, sta sul personaggio, giocando fino all’ultimo momento con l’ambiguità prima svelarlo. Tutto ciò è teso a dar corpo a quella sensazione di qualcuno di sfuggente sin dall’incipit. «Il film è una personale interpretazione e un tributo al genere Polar con il quale il cinema francese, a partire dagli anni ’40, riuscì a combinare, in un modo unico, i temi e gli stilemi del cinema noir e di quello poliziesco. Gli ingredienti tipici del genere sono gli stessi: pochi dialoghi, molta atmosfera e personaggi malinconici e romantici. In questo caso due commissari, un rapinatore e un giovane meccanico. C’è poi una moto – anzi, tante – e c’è la città, Roma, ritratta tra il traffico ondoso delle sue arterie e notti solitarie e vuote, tra una Piramide bianca come la luna e un Colosseo all’alba che vigila su sfide e rivincite» (dalle note di regia).

Michela Cescon opera prima

Quello che spiazza di questo esordio dietro la macchina da presa – e che oggettivamente non dovrebbe sorprenderci e invece, a molti, ancora colpisce – è che dietro ci sia una donna (un po’ come quando ci si meravigliava del livello di Kathryn Bigelow, oltre che dei temi che decideva di trattare) è un’attrice per cui qualcuno si sarebbe aspettato che si affibbiasse un ruolo e che desse vita a qualcosa di molto ‘inquadrabile’, quasi teatrale in cui al centro ci sono la recitazione e la parole. Chi ha, però, seguito il percorso professionale della Cescon, si rende subito conto che questo lavoro ha una coerenza intrinseca.

Michela Cescon Occhi Blu

L’interprete che ci ha devastato emotivamente col suo debutto cinematografico in “Primo amore” di Matteo Garrone, pronta sempre a mettere e mettersi in discussione, forte dei suoi vissuti così come di sue intuizioni e passioni, offre allo spettatore di turno un lungometraggio di grande onestà intellettuale, dove dimostra una padronanza tecnica importante (girato in Cinemascope, utilizzo del grandangolo ad altre soluzioni visive come il differente modo di inquadrare le scale tra quelle del commissariato e quelle della location del rapinatore – queste sono anche le ragioni per cui il film merita la visione sul grande schermo). Si nota la regia, la Cescon ha dichiarato «forse anche troppo», ma non è ‘quel troppo’ che risulta invasivo, è come se fosse uno sguardo che vuole emergere, ben simboleggiato dagli occhi e dai silenzi della Golino – in particolare in alcuni momenti. Una nota di merito va al giovane direttore della fotografia Matteo Cocco, il quale ha saputo sposare perfettamente le peculiarità del genere, mettendosi, al contempo, a servizio della visione della regista – «la fotografia quasi si può toccare per quanto è ‘materica’ e per come segna i contrasti, i particolari e le distanze», ha dichiarato la Cescon.

Michela Cescon Occhi Blu

Occhi blu” è un’opera prima sfuggente a certi ‘pregiudizi’ con cui alcuni spettatori potrebbero approcciarsi, talvolta anche ad alcuni canoni, rispettandone altri ed è proprio questo il bello e il pregio di un esordio in cui si avverte l’amore per la Settima Arte, il desiderio  di mettersi in gioco e capire se si riesce ad andare fino in fondo, donando al pubblico una visione – sarebbe sbagliato cercare di ridurre tutto ad un plot – che può essere reale rispetto ai protagonisti e alla rappresentazione della capitale, ma anche immaginata come un «sogno di visione» (Shakespeare docet) ed è per questo che bisogna lasciarsi andare accettando che il nostro sguardo venga interpellato e, parallelamente, farsi guidare dallo sguardo.

Ph di scena, compresa quella di cover, a cura di Simona Pampallona

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