“QUESTIONE DI STOFFA”, film tv della collana Purché finisca bene, è stato presentato alla 70esima edizione del Prix Italia, in corso a Torino (sede scelta perché tra le storiche tra quelle Rai, di cui si festeggiano i settant’anni, il 3 gennaio 1954 iniziavano, infatti, le trasmissioni televisive della RAI – Radio Televisione Italiana). Sede della conferenza il TV8 del Centro di Produzione Tv.
Questione di stoffa: cast e trama
Con Pierpaolo Spollon, Beatrice Sandri, Clotilde Sabatino, Nicola Pannelli, Licia Navarrini, Brayan K Paaris, Riccardo Maria Manera, Valeria De Michele e con la partecipazione straordinaria di Kabir Bedi.
Matteo (P. Spollon) è un giovane disegnatore che, nell’attesa di pubblicare una graphic novel, lavora nell’attività di famiglia, la storica sartoria Mampresol, insieme a suo padre Orlando (N. Pannelli) e alla nonna Mina (L. Navarrini), orgogliosi e provetti artigiani. La cliente più importante è la stravagante Serena Ravagnin (C. Sabatino) che, munita di bozzetti da trasformare in abiti, non fa che seminare ansia e dubbi sull’effettiva bellezza e originalità dei capi da loro confezionati. Per la sfilata che la proclamerà stilista deve essere, infatti, tutto più che perfetto. L’equilibrio familiare viene compromesso quando nella stessa strada apre una nuova sartoria, la “Deepti’s Taylor”, di proprietà di una famiglia indiana: Dev (B. K Paaris), sua sorella Rani (B. Sandri) e lo zio Ramesh (K. Bedi). Per la Mampresol comincia una diaspora dei loro più facoltosi clienti a favore degli indiani; il colpo di grazia arriva però dalla Ravagnin che, attratta dalle sgargianti stoffe esotiche, decide di affidare a loro i bozzetti per la sfilata. Al grido di à la guerre comme à la guerre, Orlando convince Matteo a infiltrarsi nelle linee nemiche per far fuori la concorrenza, ma presto il ragazzo scopre che i competitor non sono poi così diversi da loro, ma soprattutto che Rani gli fa battere il cuore! Orlando è tuttavia deciso ad andare fino in fondo e con l’inganno introduce un tappeto tarmato nella sartoria rivale, devastando i vestiti della Ravagnin ormai pronti per la sfilata. Riuscirà Matteo a risolvere i dissidi tra le due famiglie, riconquistare la fiducia di Rani e realizzare i propri sogni?
Questione di stoffa: conferenza stampa
D: Kabir Bedi, cosa l’ha spinta ad accettare questo ruolo?
«Noi attori cerchiamo sempre ruoli interessanti, in questo caso si è trattato di qualcosa di molto speciale per me perché è una storia di indiani e italiani e per quarant’anni ho provato a migliorare i rapporti tra queste popolazioni. In questa prospettiva è una storia perfetta per trasmettere il messaggio che la cooperazione è meglio di conflitto, specialmente oggi in cui c’è la guerra in Europa, in Medio Oriente e in altre parti del mondo. La guerra non serve a nessuno. È stato bello interpretare questo ruolo e lavorare con questo cast: tutti noi abbiamo da imparare dagli altri. Ho avuto l’opportunità di lavorare con Alessandro Angelini e una nuova generazione di attori come Pierpaolo Spollon».
D: Pierpaolo questa storia affonda in una realtà che lei conosce bene, questo ha facilitato l’immersione nel personaggio che doveva interpretare?
«Per la prima volta mi hanno assegnato un ruolo da girare in veneto e questo per un attore cambia molto perché girare in mezzo alla gente è stata un’emozione personale, in più mi hanno utilizzato come insegnante sul set. Per quanto riguarda il settore della sartoria non sapevo assolutamente niente e anche in questo ho aderito perfettamente. Il mio personaggio ha uno scontro generazionale con il padre, in quanto vorrebbe fare tutt’altro come spesso accade nelle famiglie con grandi tradizioni… c’è sempre un punto di rottura e questo è uno dei lati molto interessanti della sceneggiatura, alcuni vengono appianati dall’amore come spesso succede».
D: Si tratta del ventiduesimo episodio di questa collana e per lei, Angelini, si tratta della seconda regia. Per questo film tv è anche sceneggiatore su quali elementi avete puntato?
«Quelli che caratterizzano la collana Purché finisca bene, delle commedie romantiche che strizzano un pochino l’occhio alle favole e sul tema, in questo caso, della dell’incontro con l’altro dell’incontro-scontro con l’altro, cercando di capire le ragioni dell’altro e di acquisire degli elementi in più. In virtù di questo abbiamo avuto più registri: oltre a quello della della commedia romantica, anche quello della commedia vera e propria perché ci sono dei personaggi che spingono abbastanza su questo. Kabir si è messo con grande generosità al servizio del film e una battuta che fa quando entra nella sartoria ‘concorrente’ è una delle più riuscite perché ci fa entrare direttamente anche in quella che è un po’ la storia di Kabir con l’Italia. L’idea di inserire le lezioni di veneto all’interno della sceneggiatura è venuta a una delle collaboratrici di Leonardo Ferrara: è un lavoro che si è arricchito facendolo».
D: Pierpaolo nel suo spettacolo, “Quel che provo dir non so”, tratta le emozioni. C’è qualcuna che è importante specificatamente in questo personaggio?
«Il campo delle emozioni per me è fondamentale. Fare cinema, televisione e teatro significa dare la possibilità alle persone che guardano di poter proiettare quello che vivono nelle loro vite in quello che stanno guardando in quel momento. Questa è una storia che parla di amore, su più livelli. Soprattutto c’è una richiesta alle persone di riappropriarsi delle proprie emozioni. Tutto scorre estremamente veloce nella nostra società, adesso non diciamo se la tecnologia è una cosa giusta o sbagliata, però sicuramente la tecnologia ha portato un deficit nell’ascolto delle proprie emozioni. Questo film parla anche di questo, di fermarci e cercare di riprendere il proprio ruolo. Alessandro e tutto il gruppo di scrittura hanno sapientemente giocato sullo scambio di ruoli, quindi un padre che diventa figlio, un figlio che deve assumersi la responsabilità, e quindi c’è una profonda richiesta di riappropriarsi del proprio posto nel mondo e fare attenzione a quello che si vive perché nel momento in cui si conoscono le proprie emozioni si può stare in mezzo alla gente. Se non si fa questo grande sforzo poi è difficile cercare un contatto e non il conflitto».
Ph Eleonora Ferretti