ROBERTO SAVIANO ha presentato in prima nazionale il suo “Le mani sul mondo”, gran finale della XX edizione di “Tramedautore – Festival Internazionale delle Drammaturgie”, realizzato da Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, produzione Ludwig – Officina di linguaggi contemporanei e mare culturale urbano, (progetto a cura di “Tramedautore” e Audible).
Scritto da Roberto Saviano e diretto da Sabrina Tinelli, lo spettacolo sonoro è stata la trasposizione del primo podcast dell’autore de “La paranza dei bambini”, disponibile in esclusiva su Audible.it dal 21 settembre.
Roberto Saviano – Le mani sul mondo: trailer
Roberto Saviano: “Le mani sul mondo” recensione
“Le mani sul mondo” è stata una vera e propria esperienza che ha dimostrato non solo l’affinità tra podcast e drammaturgia, ma ha esaltato la crossmedialità che contraddistingue questo media, facendoci percepire e in un modo particolare, quasi a più livelli (soprattutto quello profondo), la parola.
Ammettiamo che per parlare de “Le mani sul mondo” venga quasi da scrivere in prima persona, più di altri casi, perché, pur essendo coi posti contingentati all’interno dello Strehler, con davanti il suo enorme palcoscenico; al contempo sembrava letteralmente un ‘a tu per tu’, non solo per la voce di Saviano che parlava ancora più direttamente alle nostre orecchie, ma anche per l’ottimo lavoro di musica e sound design curato da Luca Micheli.
Si è entrati in platea portandosi con sé le cuffie e verrebbe da confessare che forse, per chi tornava in teatro per la prima volta, aveva quasi il desiderio subito di indossarle per ‘isolarsi’ (nel senso costruttivo del termine) e godersi la visione della sala che torna a riempirsi.
La forza della parola, la capacità narrativa e affabulatoria insieme alla potenza della voce di Roberto Saviano, supportate dal tappeto sonoro, sono state le protagoniste dello spettacolo. «Con “Le mani sul mondo”, Saviano racconta le vite dei boss della criminalità organizzata e le storie di chi ha provato a contrastarli a costo della propria vita: quella di El Chapo, considerato il narcotrafficante più potente del mondo, di Christian Poveda, fotografo e giornalista franco-spagnolo, assassinato in El Salvador nel 2009 dove aveva girato il documentario “La vida loca” sulle bande locali, e di Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992» (dalla nota di presentazione). Quest’ultima, però, ci teniamo a precisarlo, non viene narrata dal ‘solito’ punto di vista, ma l’autore de “La bellezza e l’inferno” assume un’altra prospettiva descrivendo l’incidente/attacco mortale al magistrato e a sua moglie (che ha coinvolto anche altri uomini, tra cui quelli della scorta) come se fosse lì sul posto, con un taglio ora cronachistico, ora da editorialista, ora da persona comune – a volte sembra l’uomo che dal cavalcavia scende per capire cos’è avvenuto.
Il titolo “Le mani sul mondo” fa pensare inevitabilmente al film “Le mani sulla città” di Francesco Rosi, ovviamente con un raggio d’azione ancora più ampio. Ciò a cui si è partecipato è stato davvero uno spettacolo e non una mera lettura di brani dal poadcast per le ragioni già dette, ma anche per la ritualità messa in campo da Saviano (ipotizziamo anche su indicazione registica).
«Non ti aspettavi che stessi così vicino […] quando tutti gli altri sensi vengono bloccati e impediti, la parola arriva a riempire tutti i vuoti». Dopo una breve introduzione (pronunciata in prima fila accanto a qualcuno che simboleggia una persona – si scoprirà cos’è man mano e chissà che non ci sia un secondo livello o sia stato solo per motivi di sicurezza), infatti, in cui evidenzia lo strumento della voce e la scelta delle cuffie per essere ancora più prossimo a noi (in un momento di obbligata distanza fisica – non ci piace definirla sociale), comincia con la prima storia, come se fossimo intorno a un fuoco…il sacro fuoco teatrale (e che lui spiega rievocando pure altre situazioni).
Quando il giornalista aveva rappresentato “La bellezza e l’inferno” al Piccolo Teatro Grassi, non appena apparso sul palco si era definito un «abusivo del teatro»; ma nonostante questo ne sa riconoscere il valore profondo dello strumento e del luogo. «Il teatro è uno spazio altro […]. Si sceglie di discutere dei nuovi percorsi, guardandosi in faccia, sentendo rimbalzare le proprie parole sui corpi di chi ti è di fronte. Sentendosi con l’olfatto gli uni con gli altri», aveva dichiarato. Certo quest’ultimo senso è più difficile in questi mesi, ma con le dovute precauzioni e tutte le misure di sicurezza poste in atto dai teatri, vi invitiamo a non rinunciare alla ‘scatola magica’ e a ciò che può provocarvi.
Nel caso de “Le mani sul mondo”, per altro le luci non erano solo sul palco, ma anche le cuffie di ogni spettatore presentavano una lucina blu, quasi a voler figurare una fiammella.
E così, a ogni vicenda narrata, Saviano (l’autore di bestseller internazionali come “Gomorra”) scende dal palco, racconta quasi nell’orecchio al suo ‘spettatore’ in prima fila, una volta gli si pone davanti, un’altra affianco e poi torna sulle tavole del palcoscenico, con Luca Micheli che gli dà, spesso, letteralmente il via (sempre con lo stesso tipo di gesto che si ripete), poiché ci sono momenti in cui i suoni devono prevalere e altri in cui si deve far strada il silenzio.