VALERIA FREIBERG risponde con un tono pacato, dietro cui si cela anche un rigore (nell’accezione migliore del termine) proveniente dalla disciplina che ha imparato durante la sua formazione. Laureata alla Scuola di Teatro presso il Teatro di Vachtangov di Mosca, ha proseguito sotto la guida di maestri del calibro di Giorgio Strehler presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta proprio da Strehler quando l’ha frequentata (corso “K.S.Stanislavskij”/ G.Strehler-E.D’Amato). Ha una grande conoscenza della realtà teatrale nostrana e internazionale e la si deve ringraziare per aver voluto raccogliere il testimone da Arnaldo Ninchi. Nel 2012 è con lei che nasce il progetto teatrale dedicato all’evoluzione dell’arte attoriale, alla professione dell’attore e al modo rituale di fare il teatro: un organismo creativo dedicato ai giovani. Teatro “A” è un progetto teatrale costituito intorno alla regista V.Freiberg, all’Ass.Ariadne e al regista, attore e pedagogo teatrale Arnaldo Ninchi.
D: Valeria, dato che ha avuto modo di incontrare Strehler, come mai ha deciso di intraprendere questa sfida, se vogliamo, con Roma e il panorama un po’ più complesso?
«Quando sono uscita dal Piccolo non avevo grandi pensieri e non conoscevo abbastanza bene la realtà anche umana. La capitale in quel periodo offriva opportunità anche televisive e cinematografiche diverse, quindi mi era sembrato un po’ più facile all’epoca. Poi ho incontrato Arnaldo, è partita questa collaborazione con Ariadne per cui ho deciso di fermarmi qui. In più credo che ognuno di noi abbia un percorso in qualche modo, forse per me era segnato stare qui…».
D: Ha scelto di assumersi un’eredità impegnativa
«L’incontro con Arnaldo è stato essenziale. Ho conosciuto anche Sandro D’Amico, questi ‘vecchi’ teatranti italiani che lavoravano con storie, ricordi. Essermi rapportata con Arnaldo da un lato mi procura nostalgia pensando ai tempi scomparsi e che pare che a nessuno interessino più, dall’altro lato stimola grandi idee per il futuro, sul lavoro che deve essere portato avanti».
D: È fondamentale avere memoria di questi grandi artisti
«La tradizione è qualcosa che ha a che fare con il futuro: se sai quali sono le tue radici, puoi sapere dove vuoi andare. Purtroppo siamo arrivati al punto in cui chiunque può alzarsi la mattina e dire: voglio fare il mio teatro, ma cosa vuol dire?
Conoscere le radici vuol dire conoscere il mestiere anche perché il mestiere è proprio del teatro, della gestazione… È come un tappeto persiano, non lo si può realizzare al computer, lo si deve fare con le mani per cui qualcuno deve trasmettere il mestiere, che è artigianale. Personalmente credo poco, ad esempio, nei laboratori di un mese, ci vuole un lavoro costante, deve esserci un percorso. Ritengo che oggi dovremmo fermarci un attimo tutti e ripensare come ripartire, come formare gli attori, come deve essere il sistema teatrale, come deve funzionare la distribuzione. Esistono delle problematiche frutto di un processo di anni. L’arte deve sentire i cambiamenti che avvengono nella società e se non vuole essere considerata come una ‘bufala’ deve assolutamente tenere il polso del tempo, deve capire che cosa sta succedendo e che cosa deve raccontare in questo momento, quali sono le necessità del paese in cui opera vive. Penso che questo tipo di ascolto, comprensione e di dialogo da parte degli artisti con la propria comunità sia molto importante».
D: Dal punto di vista pedagogico, dal percorso iniziato da Ninchi, cosa ha preso da lui e come ha rilanciato la palla?
«L’incontro con lui è avvenuto quando ero abbastanza formata professionalmente. Se ci pensiamo un ballerino finisce l’accademia e poi si esercita ogni mattina, il cantante idem anche se non è scritturato, invece gli attori finiscono la scuola e spesso sono abbandonati a loro stessi. I tempi della produzione contemporanea sono velocissimi, alcune compagnie si vedono sei volte e devono andare in scena, poi fanno tre volte lo spettacolo e finisce lì. Con questa velocità l’attore non ha possibilità di maturare. L’idea di Arnaldo era proprio quella di creare una compagnia che desse continuità lavorativa e di conseguenza la formazione continua per gli attori. C’è chi vede l’attore come qualcuno che impara un testo a memoria, non è così: l’attore che ci coinvolge è colui che ci apre l’anima e per arrivare a farlo ci vogliono strumenti professionali e umani. Purtroppo Ninchi se n’è andato troppo presto, ho voluto continuare nella sua direzione: giovani attori che si avvicinano alla compagnia per più spettacoli, con la possibilità di andare avanti per almeno due anni e in questo percorso lavorativo hanno la possibilità di affrontare diversi linguaggi teatrali, si lavora a 360°, si incontra il pubblico. La compagnia Teatro “A” cerca di creare un percorso di repertorio che permette agli attori di incontrare la comunità in diversi vestiti (purtroppo non abbiamo una casa fissa). Un altro aspetto fondamentale è il dialogo tra i giovani interpreti e i ragazzi. Mi piace questa idea di teatro con la visione più greca che romana: deve essere un incontro della comunità, una riflessione condivisa. Siamo tutti insieme e lo noto anche durante gli spettacoli; scompare questo gelido io personale e nasce un gruppo di persone che pensa, condivide, che si incuriosisce rispetto a determinate narrazioni, questo è molto bello».
D: Valeria ha ideato una stagione ben articolata
«Ogni stagione ha il suo colore. In compagnia ci sono persone da anni e chiaramente sono cresciute all’interno, poi ci sono quelle giovani che man mano si avvicinano. Qualcuno rimane, qualcuno dopo un percorso fatto con noi se ne va perché non tutti possono restare. Non abbiamo tutti lo stesso punto di vista e c’è anche chi, dopo tre anni, decide di smettere di fare l’attore perché si rende conto che non era ciò che voleva fare. Io lo vedo come un punto a nostro favore, vuol dire che lavorando insieme con serietà si fanno anche i conti con se stessi, si confrontano davvero con la produzione e se si sentono indietro decidono di cambiare il proprio percorso salvandosi da una vita infelice. Fare teatro è una questione quotidiana, non è andare su palcoscenico, ti va bene una volta, vieni applaudito e pensi che ce l’hai fatta».
D: Come identificherebbe la stagione 2024-25?
«Direi che è davvero importante perché abbiamo un spazio con cui collaboriamo ormai da più di 10 anni e quest’anno si è aggiunto il Teatro Castelli Romani. Sono spazi che richiedono e hanno un suono diverso. Da una parte abbiamo la modernità del Cometa Off, con una necessità quasi di minimalismo e dall’altra parte il senso della comunità. Sono stati scelti dei testi che raccontano la comunità per creare una sorta di album di famiglia in cui ci incontriamo, ci guardiamo e ci ricordiamo chi siamo umanamente parlando. Da gennaio 2025 si collabora anche con attori di una certa fama che vengono a lavorare coi giovani attori. A ciò si aggiunge l’ascolto della comunità per cui andiamo a parlare del testo dello spettacolo “L’inizio”, ci sarà ad esempio un’altra pièce, “Il primogenito“, con Massimiliano Caprara che mi coadiuva tenendo un workshop».
D: Interessante la proposta di “Anna Frank. Sound”, com’è nata?
«Pur conoscendo la storia di Anna sin da bambina, non avevo mai voluto approfondire perché ero bombardata da film e racconti sulla sua vicenda. Durante il Covid abbiamo dovuto ricorrere a zoom e abbiamo deciso di provare con Anna Frank perché ci è venuto spontaneo io collegamento di questa ragazzina chiusa, nascosta in una casa… Noi durante il lockdown non potevamo uscire, di qui la curiosità di capire che cosa si provi quando si è chiusi però in maniera molto leggera rispetto a ciò che aveva dovuto subire Anna Frank. Mi sono avvicinata al diario, ho cominciato a leggerlo e ho scoperto tante sfumature che magari da adolescente non avrei saputo cogliere. Le sue riflessioni sono sconvolgenti, vanno oltre all’essere ebrea, cerca di capire, di vivere nonostante tutte le difficoltà e la negatività che la circonda. Per raccontarlo ho cominciato a scrivere questo adattamento scenico, togliendo il percorso cronologico, cercando di costruire questo cambiamento nell’animo, partendo dall’ultimo giorno arrivando al primo in cui iniziò a scrivere il diario. È uno spettacolo molto vivo. Parlare oggi di questa ragazza vuol dire capire realmente cosa è successo senza nascondersi dietro le parole dette».
D: Il valore del tempo e dell’approfondimento riscoperto durante il covid, come ve lo siete portato successivamente?
«Tanto materiale su cui avevamo avuto modo di approfondire è tornato utile per creare progetti nuovi per il palcoscenico».
D: Valeria sta dimostrando un’attenzione anche verso i bambini
«Credo fortemente nella necessità di educare all’arte. Per i bambini e i ragazzi partecipare al laboratorio vuol dire tante cose: training, momenti di improvvisazione, ma anche avvicinarsi alla musica, alla danza, alla letteratura. Gli adulti molto spesso sono persi nello snobismo culturale perché non hanno più voglia di mettersi in gioco; invece i giovani sono molto curiosi, vivono un periodo di solitudine incredibile se si pensa alla mancanza di socializzazione concreta. Ogni psicologo direbbe che il bambino per crescere deve fare, ad esempio, giochi di ruolo, ma non ha più la possibilità di farlo, quindi il teatro è qualcosa che collega alla vita reale».
D: Come stanno andando i corsi?
«I genitori sono rimasti molto sorpresi vedendo il salto che i loro figli avevano compiuto già in tre mesi (da ottobre 2024). Abbiamo due bambini portatori di handicap, uno è non udente e l’altro ha un deficit di attenzione importante… nel rapportarsi con gli altri il primo ci ha chiesto addirittura di togliere l’apparecchio perché voleva sentirsi allo stesso livello con gli altri, diceva: “Io capisco cosa fanno perché le vedo”».
Prossimi spettacoli della compagnia Teatro A
ANNA FRANK. SOUND – Una riscoperta emozionante dell’anima di Anna soundrama, musica dal vivo
– al Teatro dei Castelli Romani (Piazza Salvo d’Acquisto, 41 Cecchina, Albano): dal 9 all’11 febbraio 2025 biglietti 15€
– al Teatro Cometa Off 14 febbraio 2025
– al Liceo Artistico Statale M. Buonarroti di Latina. L’evento è stato organizzato dallo SPI- CGIL Frosinone/Latina
13 marzo 2025
Per info e prenotazioni:
email: ateatro.assariadne@gmail.com