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Artisticamente Magazine

“Zoo” di Sergio Blanco, con Lino Guanciale, Sara Putignano e Lorenzo Grilli. Debutto assoluto al Piccolo

“Zoo” di Sergio Blanco, con Lino Guanciale, Sara Putignano e Lorenzo Grilli. Debutto assoluto al Piccolo

Tempo di lettura: 8 minuti

 

ZOOdi Sergio Blanco è una nuova produzione del Piccolo Teatro, la prima diretta dal regista franco-uruguaiano. Racconta il complesso intreccio che lega uno scrittore, una veterinaria e un gorilla in cattività.
I video sono realizzati da Miguel Grompone, le scene da Monica Boromello; i costumi sono firmati da Gianluca Sbicca, le luci curate da Max Mugnai, le musiche e il suono da Gianluca Misiti.

Il testo dello spettacolo è pubblicato da Il Saggiatore nella nuova collana editoriale del Piccolo Teatro di Milano (in libreria dal 31 marzo, con la traduzione di Angelo Savelli e la prefazione di Roberto Marchesini).

Zoo: l’introduzione del direttore artistico Claudio Longhi

«“Zoo” si inscrive perfettamente all’interno della tessitura dell’ordito che stiamo cercando di costruire con la stagione in corso, la quale, da più parti, ha posto il problema di un’apertura dello sguardo sulla condizione dell’uomo a una dimensione cosmica o che eccede quella dell’umano – basti pensare a “De infinito universo” o a “Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione”. La parabola che Sergio ci racconta parte, forse, dalla più classica delle condizioni: la sempiterna struttura del triangolo che tanta parte ha avuto nella costruzione della drammaturgia occidentale, per scardinarla attraverso un meccanismo vertiginoso che porta la condizione umana a dialogare con ciò che appunto la eccede. Al contempo è uno specchio per guardare ancora più a fondo dentro di noi agganciando e dilatando la riflessione sull’amore e sul desiderio a un’apertura quasi metafisica, che chiama in causa tutta una serie di altre questioni. È un modo, ancora una volta, per interrogarci sull’oggi, sul tempo che stiamo vivendo, sulle sfide che questo tempo ci pone… nell’ interrogarci sulla posizione che, oggi, l’individuo tiene all’interno di realtà e universo che gli eventi recenti ci hanno consegnato, tanto più che, in questo vertiginoso dispositivo che Blanco ci ha dato, la vicenda dell’uomo si intreccia con una prospettiva politica».

Zoo di Sergio Blanco: le riflessioni dell’autore e regista

«È molto strano per me essere seduto su un palco davanti ai miei interpreti, c’è una certa violenza ‘bellissima’… Di solito sono io colui che li guarda: questa questione dello sguardo per me è essenziale, in generale nel teatro, e, in particolare, in questo testo. In un certo modo, attraverso questo triangolo a cui faceva riferimento Claudio, propone il tema dello sguardo in un mondo panoptico dove permanentemente stiamo guardando e, allo stesso tempo, siamo guardati. È sempre molto strano parlare di ciò che una persona sta facendo; è più semplice parlarne prima quando ce l’ha in mente come progetto o quando è già concluso. Parlare del passato e del futuro mi risulta più comodo, in questi giorni “Zoo” lo stiamo costruendo, ci rapportiamo con molte questioni concrete e specifiche; sono anche giorni in cui le parole che una persona ha scritto nella solitudine, già da tempo ormai, ora si incontrano nella carne, nel legno, nel bullone, nel sipario e quel ritrovarsi è grazie a più di 46 persone che stanno lavorando.
In un certo senso la questione teatrale presenta un aspetto egoista: sono qui io a parlare, mentre siamo in tanti a lavorare.
Questo progetto è nato in dialogo con Claudio, è stato concepito insieme a lui per quanto io sia l’autore e il regista, per questo voglio ringraziare la presenza e l’assistenza in tutti questi mesi, la discrezione, la modestia e la raffinatezza che ha trasmesso… è stato presente in ciascuna di tutte le mie decisioni, scrivendoci e parlandoci molto in questi mesi. Quando uno lavora con direttori artistici di questa taglia, lo si fa con molto piacere. Con lui abbiamo costruito il gruppo, mi ha fornito un feedback sul testo come poche persone hanno fatto: si è creato un equilibrio perfetto tra l’elogio di cui ha necessità l’artista e il suggerimento di cui abbiamo bisogno. Essere direttore artistico significa avere fede in qualcosa che non è tangibile, è ciò che fa sì che la macchina teatrale abbia qualcosa di religioso.
In pochi teatri mi è capitato di sentirmi così ben accolto in termini professionali, di rigore, decoro e di una consapevolezza di ciò che è un’istituzione, di quell’equilibrio perfetto di essere dei garanti di quell’eredità della quale dobbiamo prenderci cura (pensando a Paolo Grassi, a Strehler, Luca Ronconi e a tanti altri); ma anche quel rischio che dobbiamo avere verso il futuro.

Zoo Sergio Blanco
prove di “Zoo” di Segio Blanco – Ph Masiar Pasquali

Il teatro – e il Piccolo lo fa molto bene -, colloca un presente con quella consapevolezza del passato e, parallelamente, con quell’aspettativa verso il futuro. Tutto ciò l’ho avvertito dal primo momento in cui ho messo piede in questo luogo, ho sentito che c’è una tradizione che mi precede – ciò mi trasmetteva una certa responsabilità e, mentre cammino lungo i corridoi dello Strehler, vedo nomi come Peter Brook, Bob Wilson, Robert Lepage… E poi c’è Milano che presenta qualcosa di tutto questo: penso all’eredità della Pietà Rondanini di Michelangelo o al Cenacolo di Leonardo; al contempo sta guardando avanti, una città meravigliosamente europea. Prima che francese e uruguaiano mi definisco europeo e le città in cui si sente l’europeità mi sono particolarmente grate.
Mentre Leonardo dipingeva il Cenacolo era un periodo attanagliato da molte guerre in Italia, lui si era chiuso in casa a dipingere; però usciva tutti i giorni per strada perché voleva trovare il volto di Giuda. In un certo senso, in questi due mesi di lavoro, mi sono iscritto in quella dinamica di concentrarci nella creazione e nella bellezza mentre è in atto una guerra, senza perdere la connessione con quel mondo dal quale dobbiamo cogliere i volti… Ritengo che questo mi abbia portato a gestire la dinamica di creazione di questo spettacolo: siamo qui, protetti, a creare bellezza mentre avviene una guerra a pochi chilometri; ma in nessun momento abbiamo perso consapevolezza di quello che stava accadendo, anzi ci alimentiamo di quel ‘al di fuori’. Stare al Piccolo significa stare negli spazi che sono essenziali al teatro e ne sono molto contento. Questi sono i momenti più complicati per gli attori, in cui la loro fragilità emerge in maniera straordinaria: questa è una delle ragioni per cui facciamo teatro. Siamo estremamente fragili e quella fragilità la guardiamo, la contempliamo, ce ne prendiamo cura, aspettiamo coi giganti della montagna come diceva Pirandello… trema la terra, un altro personaggio afferma: “Vengono ad attaccarci” ed è quello che stiamo vivendo in questi giorni».

Zoo: le testimonianze degli interpreti


Premettiamo che tutti sembrano visibilmente coinvolti e, dai loro interventi, potrete cogliere quanto questo percorso di preparazione per arrivare alla messa in scena li abbia toccati e quanta spontaneità traspaia – ciascuno col proprio modo – dalle loro parole.

Sara Putignano: «Colgo questa occasione per esprimere la mia grandissima felicità nell’essere tornata in questo teatro dopo dei lavori importanti realizzati in precedenza (tra cui “In cerca d’autore. Studio sui sei personaggi”, nda). Sono contenta perché per me questo lavoro è stato un momento di rigenerazione, di purificazione da alcuni aspetti, mi ha riconnesso al senso di questo mestiere, mi ha ricordato i motivi per cui lo avevo scelto e questo è accaduto grazie a un modo di lavoro e alla sensibilità di Sergio, ai miei compagni di scena con cui ho potuto capire e condividere un modo di vivere questo lavoro… Questo è, a mio parere, il segreto e la forza, di quando qualcosa ti corrisponde: trovare delle persone che condividono valori e priorità. Questa è la mia forza nonostante il momento di grande fragilità. Non vediamo l’ora di farvi conoscere questa storia, che speriamo possa arrivare al cuore di tutti voi».

Lino Guanciale: «Anch’io sono molto felice di essere qui al Piccolo. Ringrazio per la cura con cui si è stati vicini a questo lavoro sin dall’inizio. Sono stato emozionantissimo quando sono venuto al Piccolo con degli spettacoli in ospitalità; sono molto emozionato adesso in cui ci sono come artista coinvolto in una produzione di questo monumento della cultura italiana – con tutto il bene che c’è nella parola, togliendo l’accezione offensiva che può essere insita, visto che ‘monumento’ può rimandare a un’idea di staticità, invece, ora più che mai, mi sembra che prova ne è la fiducia data a un maestro della scena contemporanea e a questo lavoro, che ha una proiezione nel futuro importante. Stare qui al Piccolo, in questo momento, dà fiducia anche nei monumenti, intendo sulla loro capacità di essere non soltanto luoghi della memoria storica, ma anche attiva, che alimenta se stessa e costruisce futuro.

Per quanto riguarda me sono un po’ in difficoltà perché ho grande rispetto per chi scrive teatro, ne ho ancora di più per chi fa regia o recita. Essere un uomo di teatro così a tutto tondo ed essere capace di una scrittura che non ha eguali ad oggi… ne rimarrete non solo toccati, ma sconvolti: è un modo di fare teatro con un dispositivo che presenta un’evoluzione molto significativa rispetto alle evoluzioni teatrali del Novecento, è un’upgrade di varie altre ‘B’ tra cui Brecht, che mi è particolarmente caro. Sin dall’inizio, ho sempre provato un pochino di soggezione per il rispetto verso chi è un così grande portatore non soltanto di una vera vocazione teatrale – Sergio ha dedicato la sua vita al teatro – ma per la novità e la forza del suo dispositivo drammaturgico e teatrale. Lo ringrazio per aver costruito un clima di lavoro ideale per tutti noi, è raro trovare qualcuno che non soltanto è capace di così tanta novità nella progettazione teatrale, ma anche di così grande cura degli interpreti e di chi lavora insieme a noi. Mi aggrego a Sara nell’innamorarvi di quello che faremo».

Lorenzo Grilli «Vorrei ringraziare Claudio, il Piccolo, Sergio per la fiducia che mi hanno dato nel prendere questo ruolo, difficile, che, però, è arrivato come un regalo per me e per cui sono molto grato di vedere colleghi con cui avevo già lavorato. Il lavoro con Sergio è stato impegnativo, è impegnativo soprattutto adesso che stiamo in dirittura di arrivo perché proprio come interprete mi ha insegnato a levare e letteralmente a mettermi da parte, non solo come attore, ma visivamente (è il gorilla). È stata una sfida per me come attore, tanto che mi inizialmente mi ha detto: “Mettiti seduto e guarda perché prima devo lavorare con Sara e Lino”. Aveva capito in pieno come si dovesse rapportare. In questo spettacolo è tutto curato, compresi i lacci delle scarpe che porta Lino, quindi è rassicurante non solo perché sono in scena con due grandi professionisti, ma dentro un sistema, ti senti una rotella a di un orologio pensato dalla a alla z… per un attore è molto gratificante e ti fa sentire in salvo.
Questo è uno spettacolo per chi è innamorato della vita! … se non lo siete, non venite perché non vi dirà nulla».

Sergio Blanco dedica riflessioni sentite ai tre protagonisti

«Ci tengo a dire qualcosa in merito ai tre attori e volevo farlo dopo il loro intervento. Sono tre persone molto umili, timide e discrete.
Lorenzo Grilli è di una puntualità straordinaria. La puntualità non sta nel tempo, ma è lo stato dell’anima. Coloro che ce l’hanno vivono in un altro tempo, questo è stato essenziale per questo progetto, Lorenzo ha dato una vita, una non puntualità a livello cronologico; è un attore che mi ha richiesto permanentemente di essere all’altezza di quella puntualità.

Quando una persona trova un’attrice come Sara Putignano capisce che la bellezza sta nello sguardo. Ho passato un mese e mezzo a estasiarmi rispetto a ciò che è Sara e a ciò che produce, poche volte ho visto un’attrice con tanta intelligenza e con tanta capacità di tradurla in un corpo, in una voce, in uno spazio. Ogni giorno che veniva alle prove, quando mi avvicinavo alla sala prove o quando sentivo che Sara si stava avvicinando, il mio cuore cominciava ad accelerare, con Sara c’è qualcosa che altera l’organismo di chi sta lavorando con lei, che è quell’intelligenza superiore che hanno poche persone, connessa a una sensibilità straordinaria, a ciò si somma una tecnica di un rigore e di una disciplina che si vede poche volte.

Lavorare con Lino Guanciale significa toccare la radice epistemologica di ciò che è il teatro. È un attore di una generosità straordinaria, capace di distruggere tutte le tecniche per innalzare una poetica. Lino non è un attore, è un poeta. Mozart non è musicista, Caravaggio non è un pittore, sono poeti; Lino appartiene a quella razza. Lui, per un drammaturgo e un regista, è ciò che mette in connessione con il dna del nostro mestiere, fa sentire che il testo lo sta producendo lui, è una ‘fabbrica’ di produzione di bellezza straordinaria… e voglio ringraziarlo pubblicamente il suo rigore, la sua esigenza e il pudore con cui ha approcciato questo lavoro. È un interprete che, come ogni grande attore, dal silenzio manipola il regista e gli fa credere che è facile dirigerlo, invece è complicatissimo perché è molto esigente. Io ero esausto dopo le prove, appartiene a quelle persone che danno un senso alla vita e al lavoro. Arrivavo come un ‘innamorato’ aspettando di incontrare Sara, col mio cuore che batteva, mi divertivo di tutta quella ‘pazzia’ con Lorenzo e quando Lino se ne andava, restavo come un innamorato del XIX secolo, assolutamente esausto.

Questa è stata un’esperienza straordinaria come poche volte succede nella propria esistenza».

 

Ph cover: Masiar Pasquali

Riassumendo

“Zoo” presso Piccolo Teatro Grassi

DURATA: 120’ senza intervallo

DATE E ORARI: Dal 26 marzo al 5 maggio 2022.
Lunedì, sabato 16, domenica 17 aprile e 1° maggio riposo. Martedì, giovedì e sabato h 19:30; mercoledì e venerdì 20:30; domenica h 16.

PREZZI: platea 40€; balconata 32€

N.B.: Le recite del 2, 3, 9, 12, 23, 30 aprile, 3, 4 e 5 maggio sono sovratitolate in inglese.

Dopo la scheda iniziale, scorrendo, potete leggere tutti gli appuntamenti connessi allo spettacolo.

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